Aprire una discussione nel partito democratico è quanto chiede la componente di sinistra che fa capo a Sandro Turcio , candidato alle primarie cittadine. «A Castellammare – scrivono- il PD, anche se tra mille sfaccettature, è quasi tutto filo renziano, tranne una piccola parte orientata a sinistra che tra mille difficoltà cerca di far sentire democraticamente la propria voce. Il PD che amiamo è un Partito aperto ai cittadini, è interprete dei loro bisogni e delle loro idee, anche di quelli che ne sono lontani, ma interessati ai temi che esso dibatte. Dopo la fine prematura della consiliatura, invece di fare una sana riflessione interna sul perché eravamo arrivati a quel punto, sono iniziate schermaglie e lavori diplomatici sotterranei che non hanno portato a nessuna conclusione. Sia il commissario Carpentieri che il facilitatore Migliore, inviati dagli organismi regionali, non sono riusciti a trovare alcuna quadra forse perché anche loro erano portatori di interessi di parte e, tranne qualche sporadica apparizione, sono scomparsi a loro volta. Un Partito come il nostro, con una eredità così forte e in una Città che è stata spesso laboratorio politico per il Paese, si è ritrovato così ripiegato su se stesso e incapace di prendere iniziative. Per un attimo, si è avuta la sensazione di poter ripartire. La nostra storica sede, che versava in uno stato fatiscente, viene ritinteggiata e messa a nuovo dai Giovani Democratici, diventando motivo e occasione per scambiarci gli auguri di fine anno. Non eravamo tutti presenti, ma non di meno abbiamo sperato di poter iniziare di nuovo a fare politica. Mancava una parte autorevole del Partito che nel frattempo si era ritirata sull’Aventino dove ancora rimane, lavorando però diplomaticamente per accreditarsi di nuovo lanciando di tanto in tanto strali infuocate. Tutto questo è e può essere legittimo, ma se si crede di essere depositari della verità non si va da nessuna parte. Se l’interesse prevalente è quello del Partito, si prende parte alla sua vita e, anche se con discussioni accese, si cerca di trovare la soluzione per andare avanti. Non vi sono investiture divine e le ambizioni politiche personali sono tutte legittime. Continuando la narrazione si arriva poi al tesseramento, tanto improvviso quanto fugace, cui segue una nuova iniziativa: un documento a firma di varie componenti interne destinato agli organi competenti in cui si chiede la convocazione del congresso cittadino presentato come unitario. Ma, ancora una volta, tutto si arresta nella segreteria metropolitana e regionale tra contrapposizioni, tatticismi e difese di posizioni autoreferenziali, mentre in Città crescono la sfiducia e lo sbando degli iscritti e simpatizzanti del PD. In questo contesto, due esponenti del Partito prendono l’iniziativa di candidarsi alle Primarie, ridando legittimità e dignità al Partito stesso, ma per l’ennesima volta tutto tace. Ancora tempo vuoto, ancora tempo perso. Le primarie restano dunque la strada maestra e sarebbero auspicabili altre candidature. Mentre sembra imminente l’arrivo di due altri “facilitatori” che affiancheranno il redivivo Migliore, onde evitare di ritrovarci in balia di eventi difficilmente prevedibili, riproponiamo il percorso indicato già mesi orsono volto a ridare al nostro agire spazi di autonomia politica. Si apra immediatamente una discussione franca all’interno del Partito stabiese con tutte le anime che ne sono parte chiedendo a tutti, a partire da chi ha delle responsabilità oggettive, di fare un passo indietro. In secondo luogo, si lavori strenuamente alla ricerca di un nome interno al partito intorno al quale ricostruire una squadra potenzialmente vincente, pur essendo consapevoli con tutta onestà che la vittoria potrebbe essere difficile, ma giova ricordare che sconfitto è solo colui che si arrende e noi non ci arrenderemo mai».