Catturato a Dubai lo stabiese Schettino: uno dei capi del narcotraffico mondiale. Latitante l’altro stabiese Imperiale

E’ stato tradito da un codice numerico, da una cifra che serviva a schermare il proprio computer da intercettazioni ambientali. Un numero errato, un codice inefficace, il blitz della Interpol. È finito così in manette Gaetano Schettino, classe 1973, nativo di Castellammare di Stabia, imprenditore trasferitosi a Theiran in Iran ma ritenuto dagli invetigatori di mezzo mondo uno dei più abili broker del traffico di cocaina a livello internazionale e legato al gruppo Cerrone-Imperiale, parliamo della cupola economica dei cosiddetti scissionisti di Secondigliano. Tra l’altro anche Raffele Imperiale è di Castellammare, figlio di un noto costruttore stabiese degli anni Settanta e Ottanta. Fu lui a costruire il famoso Parco Imperiale al confine tra Castellammare Gragnano dove abitano miglia di stabiesi.  Imperiale (un fratello morto in circostanze poche chiare anni fa a Castellammare) fu anche vittima di un rapimento quando aveva solo otto anni ma riuscì a scappare. E’ proprio lui secondo gli inevstigatori quello che gestisce il traffico di droga in Spagna. Schettino era da poco sbarcato a Dubai, ed è qui, tra i grattacieli degli Emirati Arabi, che è finita la grande fuga dell’uomo d’affari, una figura a metà strada tra un narcos e un broker dell’alta finanza. Catturato mentre era in procinto di ritornare in Iran – dicono fonti ben accreditate -, mentre provava a “rincasare” a Teheran, la città doveva aveva impiantato da qualche anno tutti i propri interessi. Probabile che si sia precipitato a Dubai, proprio per incontrare Raffaele Imperiale, ora più che mai target numero delle polizie di mezzo mondo. Era il suo braccio destro, Schettino, dicono le indagini del pool anticamorra di Napoli. Per anni, almeno dal 2005, l’uomo arrestato ieri a Dubai è stato il grande mediatore degli affari della cocaina napoletana. Un broker, una figura evoluta rispetto al cliché del camorrista “spara-spara” che tanto va di moda da queste parti. Parla in modo fluente spagnolo, inglese e arabo, ha gestito le redini delle cosiddette puntate, come se fosse una sorta di broker di un’agenzia di assicurazioni: mediava tra quelli che puntavano sull’acquisto di cocaina all’ingrosso e lo stesso Imperiale, che a sua volta bancava le spedizioni per l’acquisto di polvere bianca. Inchiesta coordinata dal capo del pool della Dda Filippo Beatrice e dai pm anticamorra Stefania Castaldi, Maurizio De Marco e Vincenza Marra, ora la caccia all’uomo è tutta rivolta a Imperiale. Secondo quanto trapelato finora, il presunto capo della cassa della cocaina napoletana sarebbe tuttora mimetizzato negli Emirati, camuffato da uomo d’affari in una sorta di crocevia planetario dei business che contano. Imperiale sa di avere il fiato sul collo, sa che è alle corde. Può contare sui soldi che, specie da queste parti, sono uno scudo valido per costruirsi libertà di spostamento e rispetto della privacy.Per anni è stato il factotum di Imperiale, ma anche uomo di fiducia del boss scissionista Raffaele Amato, come emerge anche da una nota di pg che risale proprio al 28 febbraio del 2005, quando Amato venne arrestato all’esterno del casinò di Barcellona. In quella occasione, Schettino avrebbe prestato i propri documenti a Imperiale, che – sotto falso nome – era andato a giocare al Casinò della capitale catalana, assieme allo stesso Raffaele Amato. Negli ultimi dieci anni, poi il ruolo di Schettino era cresciuto, viste anche le competenze tecniche acquisite. Per anni è infatti riuscito ad evitare le intercettazioni ambientali sul proprio computer (il cosiddetto Troyan), grazie alla cifratura Vpn, vale a dire grazie a una sequenza cifrata che schermava posta elettronica e contatti via skype. Uno scudo che in queste settimane è caduto, al punto tale da rendere vulnerabile il sistema di protezione architettato da Schettino a protezione di se stesso e della latitanza di Imperiale. Decisivo il codice, un errore nella griglia di protezione e un computer è risultato accessibile, tanto da spianare la strada al blitz della scorsa notte. Schettino è stato localizzato, Imperiale – pare – non ancora del tutto. Intanto, vanno avanti le indagini del pool anticamorra sul giro milionario di proventi del narcotraffico in Campania. Dopo il blitz di finanza e polizia contro il gruppo Cerrone-Imperiale, le indagini puntano a svelare il profilo di quanti in questi anni hanno puntato sul sistema messo in piedi da un gruppo di presunti manager del narcotraffico: gente che parla tre o quattro lingue, che si avvale di professionisti, che resta lontano da faide e conflitti che hanno insanguinato negli ultimi 12 anni l’area metropolitana napoletana.

(fonte il mattino)


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