Mano pesante in Corte d’Asssise d’ Appello contro l’ala stragista del clan Gionta di Torre Annunziata. Sono stati infatti inflitti 30 anni di a Giovanni Iapicca, Antonino Paduano, Liberato Guarro, Luigi Maresca e Gennaro Longobardi. Condannato a 8 anni invece il collaboratore di giustizia Vincenzo Saurro. La sentenza si riferisce ai 6 omicidi messi a segno negli anni di piombo 1998-2004 tra Torre Annunziata, Boscoreale e Trecase.E’ stato il collaboratore di giustizia Aniello Nasto a raccontare quello che accadde in quegli anni: “A Torre Annunziata occorreva far fuori i soggetti già affiliati ai Limelli-spiegò Nasto- perché il clan stava disturbando”il controllo della droga in città”. E uno dopo l’altro furono uccisi Ciro Bianco, Domenico Savarese, Liberato Ascione, Ciro Balzano, Angelo e Domenico Scoppetta. Ciro Bianco, detto “o’ squalo”, fu il primo ad essere punito. “E’ la prima persona che ho ucciso – raccontò il pentito Aniello Nasto all’Antimafia di Napoli nel 2013 – .Bianco era ritenuto un confidente delle forze dell’ordine. Inoltre in Montenegro, mentre era latitante, si era appropriato dei soldi del clan”.E subito dopo toccò a Domenico Savarese, trucidato all’interno della sua autorimessa di Trecase. E poi l’ex dipendente delle Poste Liberato Ascione, ritenuto dagli inquirenti vicino ai “Limelli-Vangone”. Due settimane dopo l’omicidio di Ascione, avvenuto in via Settetermini a Boscoreale, furono uccisi anche i cognati Carlo Balzano e Angelo Scoppetta.Balzano fu eliminato perché “era inaffidabile, non rispettava le regole del clan”, nonostante secondo Nasto prendesse una “mesata” di 2000euro. A fare fuoco il 29 settembre 2004 fuori al bar “Ittico Madonna Della Neve”, in via Dogana, a due passi dalla Basilica fu il killer Umberto Onda. Il sicario esplose ben 16 i colpi, l’intero caricatore contro Balzano e il cognato che si trovò al momento sbagliato col suo parente eper questo fu fatto fuori anche lui.