Napoli e i 30 anni della morte del re della “macchietta”, Nino Taranto

Un grande della scena napoletana, scomparso trent’anni fa, il 23 febbraio del 1986. Nino Taranto per intraprendere la carriera artistica rifiutò il posto  nell’avviata sartoria paterna e con la sua carica di simpatia e faccia tosta riportò in auge la macchietta che, forse, è la quintessenza della napoletanità perennemente in bilico tra comicità e drammaticità.  La macchietta era la lente deformante della satira, con l’accompagnamento musicale, sui vizi della società partenopea.  E Taranto per caratterizzare ancor di più le sue esibizioni tagliuzzò, sfrangiandola, la sua inseparabile paglietta.
Ciccio Formaggio, macchietta scritta da Pisani Cioffi nel 1940 appositamente per lui, potrebbe essere l’incarnazione dell’uomo italiano che credeva di essere forte ma invece era solo un burattino.  Probabilmente i due compositori ironizzavano sul regime fascista che si vantava di aver riportato in auge l’impero e che, proprio nel 1940, era in procinto di entrare in guerra al fianco della Germania di Hitler e di spaccare le reni alla perfida Albione. Nino Taranto è stato un artista poliedrico che non si è mai fossilizzato, anzi è stato un grande sperimentatore passando da un genere all’altro. Lo ricordiamo come spalla di Totò in numerosi pellicole come Il monaco di Monza, Totò contro i quattro o in Totò truffa. Inoltre è stato il caratterista di tanti film musicarelli al fianco di Gianni Morandi, Bobby Solo, Rocky Roberts cantanti che furoreggiavano negli anni 60 a eccezione, mezzo secolo dopo, del sempreverde Gianni Morandi. A teatro ha portato in scena le commedie di Raffaele Viviani e di Gaetano Di Maio, prima invece si era dedicato alla sceneggiata e al varietà.

Pierluigi Fiorenza


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