Ha iniziato a collaborare con la giustizia venerdi’ mattina, quando si e’ presentato alle forze dell’ordine e ha detto di sapere dove fosse Vincenzo Amendola, il 18enne del quartiere partenopeo di San Giovanni a Teduccio sparito di casa il 4 febbraio. Gaetano Nunziato, 23 anni,ha ricostruito il delitto nel corso di un lungo interrogatorio davanti al pm della Dda di Napoli Antonella Fratello.Ha raccontato come fu ucciso il ragazzo trovato cadavere con due proiettili in testa in una strada di campagna in viale 2 Giugno, nella zona nota come Taverna del ferro o Bronx. Era stato lui a portare le forze dell’ordine nel posto in cui sotto 50 centimetri di terriccio era stato nascosto il corpo di Amendola. Di quel delitto ha riferito il movente: “Vincenzo si vantava di aver avuto una relazione con la moglie di un boss del clan Formicola”, spiega il 23enne, un affronto che andava punito. Nunziato, da tre giorni in carcere con l’accusa di concorso in omicidio aggravato dal metodo mafioso, ha detto di non aver sparato, ma di aver accompagnato il suo amico Vincenzo, in un appuntamento trappola in cui sarebbe stato presente il figlio della donna. “Quando Vincenzo ha visto quel ragazzo – il suo racconto durante l’udienza di convalida del suo fermo di pm – ha capito che volevano ammazzarlo; quindi ha iniziato a piangere e ha implorato pieta’, poi si e’ inginocchiato. E’ partito un colpo che lo ha colpito allo zigomo ma la pistola si e’ inceppata”.”Ma che hai fatto, mi hai sparato nell’occhio?”. Sono state le sue ultime parole: un colpo di pistola alla tempia ed è crollato a terra, a pochi metri dal luogo dove gli avevano scavato la fossa e dove il suo cadavere sarebbe stato rinvenuto 14 giorni dopo.Il presunto assassino e l’altro affiliato al clan che lo avrebbe spalleggiato sono ricercati dalla squadra mobile. A Nunziato gli investigatori sono risaliti attraverso intercettazioni telefoniche. Nunziato, su indicazione dei due pregiudicati, avrebbe accompagnato Amendola sul luogo dove il 18enne sarebbe stato ucciso. Nunziato ha deciso di collaborare anche perché spaventato dal fatto che, dopo la scomparsa di Amendola, alcuni sconosciuti si erano presentati a casa sua chiedendo di incontrarlo: temeva infatti che i camorristi volevano eliminarlo temendo che li denunciasse. Agli inquirenti ha descritto la dinamica dell’omicidio e le fasi successive, quando gli assassini bruciarono gli abiti che indossavano al momento del delitto e lanciarono la pistola in mare da una scogliera. Nunziato ha dichiarato di non conoscere però il movente del delitto. Gli investigatori hanno raccolto testimonianze secondo cui ad Amendola veniva attribuita una relazione con una donna sposata a un esponente del clan.
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