Angri, gli revocano la protezione lo sfogo del pentito Attilio Principale: “Temo per la mia vita”

Angri. “Ci uccide la Procura e ci uccide la camorra”: Attilio Principale chiede di rendere dichiarazioni spontanee dal sito protetto con il quale è collegato con i giudici del Tribunale di Nocera Inferiore per partecipare ad un processo a carico suo e dei familiari per usura aggravata dall’intimidazione mafiosa ai danni di una commerciante di abbigliamento di Angri con la quale avevano fatto una società. Al collaboratore di giustizia e a sua moglie, Luciana Perfetto, è stato revocato il programma di protezione proprio per le accuse che gli sono state contestate dal pm Senatore della Dda di Salerno, in merito ad un prestito di 300 milioni di lire risalente al 2001. “Mi è stato revocato il programma di protezione – ha detto Principale, assistito dall’avvocato Antonio De Donato – prima che la legge stabilisca se sono colpevole o innocente. Eppure io e mia moglie abbiamo reso dichiarazioni che a gennaio scorso hanno portato a pesanti condanne per il clan Greco-Sorrentino di Sant’Egidio del Monte Albino”. Principale ha detto di temere per la sua vita e per quella della consorte. Non può ritornare nella sua città di origine Angri. Molte delle persone che ha accusato sono ai domiciliari o libere. Insieme alla moglie ha dovuto lasciare la casa che il servizio centrale di protezione aveva affidato loro ed ora è in balia della giustizia e della camorra. Per i coniugi Principale è stato promosso un giudizio dinanzi al Tar dagli avvocati Giovanni Conte e De Donato che non ha accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento di revoca e ora si attende il giudizio del Consiglio di stato. I Principale, per certi versi, si trovano nella strana situazione di doversi difendere per dichiarazioni e episodi criminali che essi stessi hanno raccontato. Senza protezione dello Stato, casa e stipendio. Da qui lo sfogo, dinanzi ai giudici del primo collegio – presidente Francesco Paolo Rossetti – per la strana condizione in cui si sono trovati. La coppia è imputata insieme ai figli Matteo, Gianluca e Andreina Principale di 33, 28 e 34 anni e con l’altra collaboratrice di giustizia Maria Greco, difesa dall’avvocat Paolo Corsaro, di usura aggravata dall’articolo 7 per due episodi distinti. Uno ai danni della commerciante di Angri e del marito, l’altro ai danni di un’altra vittima. Insieme ai Principale alla sbarra, con il ruolo di riciclatori degli assegni provento di usura o favoreggiamento ci sono gli imputati che non fanno parte della schiera dei pentiti: Alfonso Pepe, 46 anni, difeso dall’avvocato Giacomo Morrone; Domenico Vitolo, 39 anni; Salvatore Forino, 55 anni; Antonio Trapani, 52 anni; Massimo Russo, 44 anni tutti di Sant’Egidio e Angri.


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