Napoli. Le prime dichiarazioni del pentito Maurizio Overa, braccio destro dei boss dei Mariano dei Quartieri Spagnoli sono dirompenti. Il collaboratore sta ricostruendo la mappa camorristica della zona di Montecalvario e le estorsioni agli esercizi commerciali di Chiaia. Molte delle rivelazioni di Overa sono al vaglio degli inquirenti e coperte da segreto. Il neo collaboratore sta delineando i rapporti dei Mariano, gli affari illeciti della cosca dopo la scarcerazione di Marco Mariano, fratello di Ciro. Maurizio Overa, alias ‘o malommo, una carriera criminale in nome e per conto di Ciro il «picuozzo» ricostruisce gli affari dell’ultimo decennio dagli appalti per la metropolitana che fruttarono laute tangenti per il cartello di famiglie formato dai Contini, dai Licciardi, dai Mallardo e  dagli stessi Mariano. Ma Overa ripercorre anche gli ultimi anni della storia criminale di Napoli e i settori sui quali si è appuntata l’attenzione delle cosche. E allora i clan. secondo il pentito, nel 2015 puntano sulle “forniture di carne, pesce e latticini. Loro se le prendono e stanno tranquilli, sono costretti a comprare da noi, che vendiamo all’ingrosso- dice Overa -, e tanto basta ad assicurare incassi a mo’ di tangente”. I commercianti si piegano al mercato dei clan. Ma alcuni di loro sono stati costretti anche a fare da prestanome, a riciclare i proventi di droga e tangenti. La camorra si è infiltrata nel tessuto economico della città con i Mariano e i Baratto di Fuorigrotta che hanno investito in quote societarie di locali. Spiega il pentito: «Ristoranti e night sono stati aperti grazie a prestanome scelti per la fedina penale pulita, per noi servivano solo come lavanderia». Poi indica, i nomi di esercizi commerciali. Overa ricorda l’omicidio del musicista romeno Petru Birladeanu, colpito a morte nei pressi della stazione della cumana della Pignasecca. Dice Overa: «Quel pomeriggio in cui fu ucciso il musicista, si tenne un summit tra alcuni nostri affiliati. Marco Mariano inviò una persona di famiglia, tale Francesco Mauro, assieme a un pregiudicato delle case nuove, in un incontro che serviva a mettere pace tra noi e Ponticelli. Nonostante tutto ciò, Antonio D’Amico (detto fraulella) organizzò una spedizione armata a Montesanto, abitualmente frequentata da Salvatore e Fabio Mariano, figli di Ciro. Non so se l’obiettivo fosse di uccidere noi, ma se ci avessero individuato ci avrebbero ucciso, io stesso – che ero con la mia compagna in zona Rinascente – e vedemmo passare due ragazzi in moto armati di pistola». Poi il pentito racconta quello che avvenne in quei giorni nel carcere di Spoleto, dove erano detenuti sia Ciro Sarno che Ciro Mariano: «Fino ad allora erano in buoni rapporti, disse Ciro Mariano a Ciro Sarno: se vengo a sapere che sei stato tu a ordinare quella spedizione, giuro che ti taglio la testa…». Pochi mesi dopo, la decisione di Giuseppe e Vincenzo Sarno di pentirsi, poi seguita anche dagli altri fratelli Ciro e Luciano. L’indagine sulla camorra napoletana ha portato nei mesi scorsi a decine di arresti chiesti dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dal pm Michele Del Prete e le dichiarazioni di Overa confermano il ruolo Marco Mariano, ma anche lo scompaginamento del clan Sarno di Ponticelli che puntava a entrare nel quartiere di Montecalvario, grazie alle leve della famiglia Ricci.