Pagani. Ha parlato per oltre tre ore snocciolando episodi e ruoli degli uomini del clan Fezza-D’Auria Petrosino nel processo denominato Taurania Revenge: Domenico Califano, ‘camorrista’ per caso e uscito dal clan tra il 2008 e il 2009 ha raccontato prima la sua decisione di sganciarsi dai guaglioni della Lamia e da ‘Tonino D’Auria Petrosino’ e poi il suo ruolo all’interno del gruppo criminale. Califano, ex dipendente di Alfonso Di Lieto l’uomo che gestiva una società per l’installazione di videopoker, arrivò tardi a far parte del clan di Pagani. “Quando mi misi in proprio – ha rivelato il pentito, collegato in videoconferenza – dovetti rivolgermi a Vincenzo Confessore e a quelli della Lamia per chiedere dove potevo installare le macchinette”. Ma ben presto, l’uomo diventò anche il custode e il distributore della droga che arrivava a Pagani, in grosse quantità, veniva tagliata e poi distribuita ai pusher. Califano ha raccontato che cominciò a pensare di uscire dal giro quando scoprì che Vincenzo Confessore faceva il ‘pacco’ con la droga. “Noi prendevano la droga a Torre Annunziata – ha spiegato – da un tale Gennaro, poi la portavano nel deposito (un luogo trovato da Califano per nascondere armi e stupefacenti) e la taglivamo. Mi accorsi che Confessore metteva la sostanza di taglio e prendeva la cocaina pura”. Un fatto gravissimo che poteva mettere in pericolo lo stesso Califano e quindi per evitare di essere accusato ingiustamente di sfare lo ‘sgobbo’ sulla polvere bianca, l’uomo chiamò Francesco Fezza e riferì i suoi sospetti. “Fui portato da Tonino D’Auria Petrosino e dopo avergli raccontato quello che avevo scoperto lui mi disse di stare tranquillo”. Califano ha raccontato che tra il 2008 e il 2009 quando aveva da tempo maturato la decisione di lasciare il gruppo criminale, Francesco Fezza, con Salvatore Attianese e altri giovani armati andarono a casa sua volevano costringerlo a tenere della droga per loro, ma Califano si rifiutò. Gli presero la Smart che aveva per costringerlo a pagare un debito di circa 700 euro. “Capii che sarebbe stato pericoloso continuare – ha spiegato Califano, pentito affidabile e meticoloso – e così decisi di iniziare a collaborare”.