Scafati. Si pente Alfonso Loreto e inguaia politici e camorristi. Alfonsino, figlio di Pasquale Loreto, storico collaboratore di giustizia di Scafati segue le orme del padre dopo essere stato incastrato dallo stesso genitore. I carabinieri del Reparto Territoriale, coordinati dai pm Giancarlo Russo e Maurizio Cardea, stanno già lavorando alle sue dichiarazioni in parte già riscontrate nell’inchiesta che ha portato all’arresto proprio di Alfonso Loreto e dei rampolli della famiglia Ridosso. La decisione del 30enne scafatese è arrivata a metà febbraio, dopo che i giudici del Tribunale del Riesame hanno accolto l’appello dell’antimafia per l’aggravamento delle accuse a carico di Loreto e dei componenti del clan di cui faceva parte, accusati di associazione per delinquere finalizzata ad omicidi, estorsioni e usura. Alfonso Loreto inguaia camorristi ma anche amministratori pubblici e imprenditori. Colletti bianchi che hanno avuto legami con il gruppo criminale che dagli inizi degli anni 2000 si contende il controllo del territorio a Scafati. Tangenti, scambio di voto, appoggi elettorali nelle ultime campagne elettorali da parte dei clan che agiscono sul territorio sono alcuni degli elementi forniti da Alfonso Loreto all’antimafia.
Per i familiari del collaboratore di giustizia, finito sotto protezione, sono scattate le misure di sicurezza e sono stati trasferiti in località protetta. Alfonso Loreto aveva abbandonato nel 1998 la località protetta in Toscana dove viveva con il padre e la sua nuova compagna e con la zia Enrichetta per ritornare a Scafati e seguire le orme del padre. A spingere per il suo pentimento era stato proprio Pasquale Loreto che con le sue dichiarazioni aveva permesso all’antimafia di scoprire i suoi affari loschi. Secondo la Dda, lo stesso pentito guidava i giovani rampolli dalla località protetta e dava indicazioni per mettere a segno estorsioni e usura, in collaborazione con Romolo Ridosso e i suoi figli.