Scafati. Ha varcato la soglia di Palazzo Meyer, 23 anni dopo quel 1993, anno funesto in cui il Comune di Scafati fu sciolto per infiltrazione camorristica. Il vice prefetto Vincenzo Amendola, allora appena 34enne, rivestì l’incarico di commissario straordinario nella triade commissariale capeggiata dal vice prefetto, De Prisco. Ieri mattina, Amendola è ritornato da coordinatore della commissione di accesso, nominata dal Prefetto di Salerno, Salvatore Melfi. Anticipando tutte le previsioni oracolistiche di questi giorni, la commissione si è insediata, alle 9,15, di ieri mattina, depositando nelle mani del sindaco Angelo Pasqualino Aliberti il decreto prefettizio con il quale si avviano i lavori del pool di esperti che dovrà verificare se esistono cointeressenze malavitose nei gangli dell’amministrazione scafatese. Il vice prefetto Amendola è coadiuvato dal maggiore dei carabinieri Carmine Apicella, comandante del nucleo informativo del reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Salerno. Un curriculum di tutto rispetto nei Ros di Salerno e Padova, Apicella – originario di Cava de Tirreni – è il secondo componente della commissione delegata dalla Prtefettura su delega del Ministero dell’Interno. La triade commissariale vede la presenza dell’ingegnere Giuseppe Rocco del provveditorato interregionale delle opere pubbliche di Campania, Molise, Puglia e Basilicata, già componente della commissione di accesso dei comuni di Roccamonfina in provincia di Caserta e Giugliano in Campania, quest’ultimo sciolto per infiltrazioni camorristiche.
Il pool prefettizio si avvale della collaborazione di un esponente della Questura di Salerno e del Comando provinciale della Guardia di Finanza, oltre che di personale della Dia di Salerno e della stessa Prefettura salernitana, tra questi la dottoressa Desirè D’Ovidio. I componenti della commissione, accompagnati dagli uomini della Dia di Salerno, coordinati dal capitano Fausto Iannaccone, che da mesi stanno verificando appalti e delibere del comune salernitano hanno lavorato tutta a giornata. Un giorno particolare, iniziato con la presentazione al sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e verso le 11 alla segretaria comunale Immacolata Di Saia e continuata con la presentazione ai vari dirigenti. Presso gli uffici di Palazzo Meyer ai commissari sono state messe a disposizione due stanze del secondo piano che verranno utilizzate per visionare documenti e per interrogare il personale comunale. Mentre presso la sede distaccata di via Armando Diaz, negli uffici dell’ex manifattura tabacchi, la commissione potrà usufruire di altre stanze attigue all’ufficio Appalti e contratti dove sono sigillate le decine di gare d’appalto sequestrate nel blitz dell’antimafia del 18 settembre scorso.
L’inchiesta della Dda. La commissione di accesso è arrivata sei mesi dopo la notifica degli avvisi di garanzia al sindaco Aliberti, alla moglie e consigliere regionale, Monica Paolino, al fratello del sindaco Nello Maurizio Aliberti, allo staffista Giovanni Cozzolino e alla segretaria comunale Immacolata Di Saia, i cinque sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, concussione, corruzione e abuso d’ufficio. A coordinare le indagini il pm della Dda Vincenzo Montemurro.
L’indagine dell’antimafia che ipotizza favori negli appalti pubblici a ditte in odore di camorra e episodi di corruzione e concussione da parte degli stessi amministratori pubblici, è partita quattro anni fa da un appalto per la raccolta dei rifiuti affidato alla Overline di Caserta dei fratelli Fontana. Una famiglia già colpita da interdittiva in altri Comuni e per la quale si è sempre ipotizzata una cointeressenza con il clan dei Casalesi. Un’inchiesta che nonostante alcune archiviazione non è mai tramontata del tutto e che a fine 2015 è stata riaperta con gli avvisi di garanzia ai 5 eccellenti. Questa volta, oltre ad ipotizzare una sospetta e massiccia presenza di imprese casertane negli appalti pubblici scafatesi, la magistratura sta anche appurando i legami di amministratori pubblici con la camorra locale e in particolare il clan Loreto-Ridosso. Già il clan Loreto, lo stesso per il quale nel 1993 fu sciolto per infiltrazione camorristica il consiglio comunale, monocolore Dc, di Scafati e per il quale Amendola fu nominato commissario straordinario.