Il pentimento di Alfonso Loreto è una scossa nel “sistema Scafati”. Il giovane rampollo di Pasquale ha una linea tracciata da seguire: le accuse che il padre ha rivolto a lui e ai suoi amici del clan Ridosso. Il verbale illustrativo “secretato” del giovane pentito viene vagliato in questi giorni dagli inquirenti che sentiranno ancora – questa volta in una località protetta – Alfonso Loreto. Il 30enne dovrebbe confermare e meglio precisare alcuni aspetti della vita criminale e politica della sua città. I legami con Salvatore Ridosso, figlio di Romolo, sono noti a tutti. Bisognerà vedere se Alfonsino è disposto a tradire l’amico di sempre, quello che lo ha protetto dalle ire del clan Sorrentino che lo voleva escludere dal giro perché era il figlio di un pentito. A tremare sono proprio loro i Ridosso che con Alfonso Loreto hanno fatto affari, viaggi in Toscana, estorsioni, usura, controllato il territorio e deciso su quali candidature puntare nelle elezioni dell’ultimo decennio. Alfonso Loreto dovrebbe chiarire, meglio di quanto ha fatto il padre, i rapporti tra politica e camorra quelli sui quali da mesi ha appuntato l’attenzione la Dda di Salerno e che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati il sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, Monica Paolino, la segretaria Immacolata Di Saia, lo staffista Giovanni Cozzolino e il fratello del primo cittadino Nello Aliberti per scambio di voto politico mafioso. Già Pasquale Loreto aveva fornito agli inquirenti un quadro di quanto accadeva durante le consultazioni elettorali, come si schieravano i clan Ridosso, Sorrentino, Matrone nelle elezioni dell’ultimo decennio. Notizie apprese dai Ridosso, in particolare, su chi avevano sponsorizzato in campagna elettorale. Aveva fatto il nome del sindaco Aliberti appoggiato dal clan Sorrentino, nella prima consultazione in cui fu eletto sindaco e delle avversità nei confronti dell’allora candidato da parte dei Ridosso. Ma Alfonso Loreto dovrà chiarire cosa è avvenuto nelle elezioni successive quali sono stati gli agganci all’interno della pubblica amministrazione che consentivano al clan Ridosso di conoscere nomi di imprenditori che si aggiudicavano appalti. Dovrà chiarire cosa è accaduto negli ultimi anni chi e come ha pagato tangenti. Chi e perché ha instaurato un clima di terrore con attentati e intimidazioni. L’attenzione è appuntata sulle grandi opere pubbliche. L’attenzione degli inquirenti è altissima e già sono partiti i primi riscontri. Alfonsino chiarirà anche i rapporti e le spartizioni con altre cosche, alleate o rivali. E le sue rivelazioni da boss pentito si incroceranno immancabilmente con quanto detto da altri collaboratori e testimoni che in questi anni hanno arricchito i faldoni d’indagine della Dda salernitana e napoletana. Le dichiarazioni del padre, innanzitutto, ma anche quelle della testimone di giustizia Antonella Mosca, ex compagna di Romolo Ridosso, che ha reso dichiarazioni sulla gestione del clan e sugli affari di Romoletto, fratello di Salvatore “piscitiello” trucidato nel 2002.