L’inchiesta sul duplice omicidio del boss Mario Ascione e Ciro Montella deciso dai boss dei Birra-Iacomino che volevano far capire chi comandava davvero ad Ercolano ha svelato inquietanti retroscena sulla potenza criminale del gruppo. E tra questi il fatto che il boss Stefano Zeno, nonostante fosse in carcere riusciva sempre a mandare messaggi all’esterno e a sapere cosa accadeva nella sua città .Utilizzava infatti il cellulare di una guardia carceraria corrotta originaria di Portici e attraverso di esso ascoltava“Radio Ercolano”, dalla quale venivano veicolati messaggi in codice per gli affiliati sotto forma di dediche alle canzoni. E’ quanto emerge dalle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato in carcere 9 tra boss, killer e fiancheggiatori dei clan Birra-Iacomino di Ercolano e i Lo Russo di Miano tra cui anche lo stesso capo clan Carlo. Il telefono utilizzato da Stefano Zeno veniva occultato dalla guardia corrotta nella cella numero 88 del padiglione Livorno del carcere di Poggioreale. Secondo quanto ha raccontato agli investigatori uno dei pentiti del clan, Vincenzo Esposito, il cellulare sarebbe stato acquistato da insospettabili uomini del clan e poi sarebbe stato fatto arrivare in carcere attraverso la complicità dell’agente di polizia penitenziaria corrotto, originario di Portici. Dal carcere Zeno utilizzando il telefonino partecipava alle decisioni del clan.