Napoli, colpo di scena in Tribunale: anche i boss Aprea e Cuccaro ammettono di essere colpevoli per evitare gli ergastoli

Colpo di scena ieri in aula al processo in Corte d’Assise d’Appello  di Napoli per gli omicidi di Ciro Porro e Ciro Veneruso. I quattro boss  dei clan di Barra hanno deciso di seguire le strategie di altri capiclan di camorra napoletani ammettendo la loro colpevolezza in aula per evitare la condanna all’ergastolo. E così ha iniziato per primo Andrea Andolfi ‘o minorenne, reggente della cosca dei Cuccaro a recitare il copione: “Ammettiano le contestazioni”. E poi a seguire dopo di lui Luigi Cuccaro, Pasquale Aprea e infine il boss Ciro Aprea. Andolfi e Cuccaro sono accusati dell’ omicidio di Ciro Veneruso, il cassiere della cosca Cuccaro-Aprea, la cui morte fu decisa per sanare un contrasto interno e che avvenne il 26 luglio del 1996. Mentre i due Aprea sono accusati dell’omicidio di Ciro Porro avvenuto il 19 agosto sempre del ’96. Nel processo figurano come imputati anche Lorenzo Acanfora, cognato degli Aprea, che è stato condannato all’ergastolo in primo grado e che ieri mattina ha annunciato in aula di volere una pausa di riflessione prima di decidere e  poi i tre pentiti Massimo Alberto, Giuseppe Manco e Gaetano Cervone.


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