Napoli: le intercettazioni choc sull’omicidio Izzi che inchiodano il boss Lo Russo e la moglie

 Fu ucciso ucciso con una dodici colpi di pistola di cui dieci al viso lo scorso 29 marzo, in via Janfolla a Napoli. Questa mattina carabinieri e polizia hanno arrestato il mandante, i due esecutori materiale e il finacheggiatore dell’omicidio di Pasquale Izzi che era detenuto per vari reati e fu assassinato mentre usciva di casa per far ritorno in carcere dopo un permesso premio per le feste di Pasqua. In manette il boss Carlo Lo Russo, di 49 anni, e sua moglie Anna Serino, di 46 insieme a Luigi Cutarelli, di 21 anni, indicato come esecutore materiale del delitto, e Mariano Torre, di 28 anni. Sono stati incastrati grazie alle intercettazioni ambientali e ad una microspia piazzata in casa del capoclan. Ruolo fondamentale sarebbe stato svolto dalla moglie del capoclan, Anna Serino, anche lei finita in carcere e che il gip ritiene “donna di camorra” chiamata dagli affiliati “la zia”. “Lei non si limita ad assistere ma partecipa affiancando il marito a tutte le fasi dell’omicidio anche se non e’ in strada con il commando. Non si limita a a subire la volonta’ del marito ma sta al suo fianco”. Come quando si rivolge al figlio Enzo imponendogli di scegliere: essere marito o essere camorrista perche’ tutte e due le cose non si possono fare. “Questa e’ la donna che incita il commando nel momento in cui stanno per uscire dall’abitazione non esita a dire loro di fare presto” e che subito dopo il delitto chiede al marito come siano andate le cose e il marito la rassicura: “l’ha ngucciato”, lo ha colpito. Il giorno dell’omicidio alle 7 del mattino i giovani del commando, Mariano, Nico e Luigi arrivano, uno dopo l’altro, a casa di Carlo Lo Russo e Anna Serino in via Janfolla a Miano e in assoluta tranquillita’: c’e’ chi beve il caffe’ o fa la colazione prima di scendere in strada e portare a termine l’omicidio. Il commando alle 9 scende di strada e quando Izzi sale in auto sul luogo dell’agguato c’e’ anche il boss in persona che ha fornito le armi e assiste all’esecuzione. Poi la cimice registra gli spari e infine la firma al delitto arriva la sera prima. A parlare e’ sempre il boss e lo fa in dialetto napoletano: “L’amma accirere”, lo dobbiamo uccidere: “Dentro la macchina, po, po, po” e mima colpi di arma da fuoco. “Quello e’ uno scemo, facciamo presto, presto”, dice alla moglie che afferma di aver capito.

Articolo precedenteE’ morto il giovane pizzaiolo di Marano ferito dopo la lite con l’ex suocero
Articolo successivoParla Antonio Lago: “Il clan non esiste più, non c’entriamo nulla nella guerra a Pianura”