Napoli. Non volle spacciare per conto del clan Giuliano e fu ucciso sotto gli occhi della moglie. La mamma d Massimo Di Franco, ucciso due anni fa, nel quartiere Forcella ha testimoniato dinanzi ai giudici della Terza Corte d’Assise di Napoli – presidente Carlo Spagna -, rompendo il muro di omertà l’ansia ha riferito, tra le lacrime, quanto era accaduto dopo il delitto del figlio. Episodi già raccontati agli agenti della Squadra mobile di Napoli. In aula, l’imputato Alessandro Riccio, un ragazzo palestra indicato fin dal primo momento come il killer di Massimo Di Franco. Determinante per la sua individuazione, la moglie della vittima che pochi istanti prima che l’uomo morisse gli chiese se era stato Alessandro a sparargli. Quel cenno con la testa, quel si, portò la donna a denunciare l’omicida del marito. Le donne di Forcella decisero di parlare e denunciare tutto, facendo cadere il muro di omertà che vige nel quartiere. Il medico legale ha confermato nel corso del processo, che subito dopo essere stato ferito a colpi di pistola, Di Franco poteva ancora conservare lucidità per offrire notizie alla moglie sull’identità del killer. Un punto centrale, dal momento che il processo si regge sulla testimonianza resa dalla moglie della vittima: in aula, due settimane fa, la donna ha ricordato di aver soccorso il marito ferito, chiedendogli se a sparare fosse stato Alessandro. Di Franco fu assassinato, per conto dei Sibillo, perché non voleva spacciare per i Giuliano. Il delitto avvenne a porta San Gennaro, all’ingresso di rione Sanità, il 26 febbraio del 2014. La mamma della vittima, ha ricordato di aver saputo in famiglia come si svolsero i fatti. Nel corso dell’udienza è stato ascoltato anche un giovane pizzaiolo che dopo l’omicidio fu avvicinato da Alessandro Riccio che gli chiese di andare dai parenti e dire alla signora che non era stato lui ad uccidere Massimo Di Franco. I parenti dell’uomo ucciso si sono costituiti parte civile con l’avvocato Teresa Sorrentino. Nella prossima udienza saranno ascoltati i soccorritori che portarono Di Franco in ospedale.