Si cercano nei computer e nelle chat i segreti di don Antonio Marrese il prete indagato per stalking e calunnia secondo la Procura di Massa Carrara ex vicerettore del Santuario mariano di Pompei e poi cappellano della 46esima brigata aerea di stanza a Pisa: allontanato qualche settimana fa dopo l’avvio dell’inchiesta. Al parroco sono stati sequestrati sei computer negli ex alloggi di Pisa e Pompei. Al vaglio degli inquirenti centinaia di video registrati e migliaia di foto scattate da don Antonio Marrese, probabilmente all’insaputa degli altri protagonisti dei filmati, con la telecamera-sveglia trovata sul comodino della sua camera con l’obiettivo puntato sul letto. E questo particolare ha fatto scattare i timori per le indiscrezioni che potrebbero trapelare dall’inchiesta. Secondo i racconti raccolti dai magistrati e voci insistenti sarebbero decine le persone che si sarebbero servite di raccomandazioni fatte dal sacerdote per aiutare anche giovani militari, che si rivolgevano a lui per ad entrare nell’Arma. Intercettazioni ambientali e telefonate registrate: il prete “spiato” per mesi dagli inquirenti. Dopo lunghe intercettazioni e registrazioni i carabinieri di Pisa, su disposizione della Procura di Massa Carrara, hanno sequestrato anche il telefono cellulare di don Antonio Marrese. Nuovi sviluppi nell’inchiesta potrebbero scaturire dalle conversazioni telefoniche oltre che dai filmati rinvenuti sul cellulare. I militari hanno ascoltato decine di persone informate sui fatti. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati sequestrati, oltre a molto materiale “proibito” per chi ha scelto il voto di castità e povertà, sei computer, di cui uno di proprietà della 46esima Brigata Aerea, e due hard disk esterni.L’ex vicerettore del santuario è finito nei guai giudiziari a seguito della denuncia di un militare, originario di Boscotrecase, che, a differenza di alcuni colleghi, lo ha denunciato dopo aver rifiutato le molteplici avance sessuali del prete. Tra l’altro nell’alloggio militare di don Antonio, i carabinieri, hanno rinvenuto e sequestrato, anche una penna dotata di un dispositivo capace di registrare conversazioni audio, un lampeggiante per auto, di quelli con calamita, e alcune pergamene con la denominazione “Patriarcav Latinus Hierosolymitanus” – il Patriarcato di Gerusalemme dei Latini – che è una sede della chiesa cattolica direttamente legata alla Santa Sede. Con questi falsi attestati, l’ex cappellano militare, avrebbe millantato titoli mai avuti presso il Vaticano. Questo aggraverebbe ancor di più la sua posizione sia dal punto di vista giudiziario che verso la Chiesa. Nel frattempo la prelatura di Pompei ha invitato nei giorni scorsi don Antonio Marrese a non celebrare messa in pubblico.
