Duplice omicidio Stanchi-Montò: il Riesame conferma il carcere per i vertici della “Vanella Grassi”

Restano in carcere, ma erano già detenuti per altro, gli otto arrestati il 4 maggio scorso per il duplice macabro omicidio di Raffaele Stanchi e Luigi Montò. Per il Tribunale del Riesame le dichiarazioni dei pentiti che hanno portato all’arresto  vertici della “Vanella Grassi” sono attendibili. Confermata quindi la misura cautelare per Umberto Accurso, arrestato dopo due anni di latitanza l’11 maggio scorso, Antonio Mennetta, Fabio Magnetti, Francesco Barone, Luigi Aruta, Alessandro Grazioso, Ciro Castiello ed Edoardo Zaino. Ad inchiodarli le dichiarazioni dei pentiti, in maniera particolare Rosario Guarino, “Joe Banana” ex ras dei “Girati”. Le due vittime  furono attirate in un tranello e ammazzati a Miano nell’abitazione di Carlo Matuozzo, allora fedele braccio operativo per la droga della “Vinella”. Era l’8 gennaio 2012, ma i cadaveri furono trovati carbonizzati la mattina dopo nei pressi del cimitero di Melito. Era un tentativo per depistare le indagini, ma soprattutto disorientare i nemici di camorra, facendo credere a un’epurazione interna. Gli uomini della “Vanella” infatti allora erano formalmente alleati degli Abete-Abbinante- Notturno-Aprea, ma stavano già facendo il doppio gioco ritornando con gli Amato-Pagano, la cui area d’influenza principale era proprio Melito. La trappola scattò a Villaricca, dove Stanchi e Montò si recarono ad un appuntamento, da lì poi partirono con tre auto per andare a Miano dove le due vittime credevano ci fosse stato un summit per il traffico di stupefacenti. in casa di Matuozzo  “Lello bastone” e il fidato guardaspalle furono legati, imbavagliati e torturati con l’obiettivo di scoprire dove fossero due milioni di euro sottratti all’organizzazione per favorire Arcangelo Abete. Ma le vittime non parlarono. Una volta uccisi, Stanchi e Montò furono rimessi in auto e bruciati a Melito. Inizialmente gli investigatori si concentrarono sugli Amato-Pagano, nel cui territorio a bordo di una Fiat Punto rubata c’erano i cadaveri, o anche un gesto di sfida verso di loro. Ma la realtà superava la fantasia e i “Girati”, chiamati così proprio per la disinvoltura e abilità delle loro giravolte negli ambienti di camorra, diedero il via alla fase decisiva della terza faida di Scampia.

 

(nella foto di copertina il luogo dove furono ritrovati i due cadaveri bruciati  di Stanchi e Montò a Melito. Sopra le foto di sette degli otto arrestati per il duplice omicidio)

 

 

 

 

 

 

 


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