Dopo 15 giorni di attesa, silenzio e rassegnazione ora Rosa Imperato, moglie del comandate Giulio Oliviero scomparso con il suo pescherecchio la notte del 19 aprile scorso nelle acque del mare di Gaeta insieme con i due marinai tunisini, ha deciso di alzare la voce: “Sono passata dal dolore alla rabbia. Le Istituzioni non perdano più tempo e ci restituiscano al più presto i corpi dei nostri cari, altrimenti mobilitiamo l’Italia. Non capisco perché si debba aspettare tutto questo tempo. Mio marito e i due collaboratori hanno sempre pagato le tasse allo Stato Italiano e adesso meritano rispetto e attenzione: la stessa prestata ai profughi al largo di Lampedusa. Non è possibile che a due settimane dall’accaduto io non sappia ancora se mio marito sia vivo o morto. Se non c’è più, esigo che sia lui sia i due marinai abbiano un funerale e degna sepoltura. Se non si provvede subito al recupero dei corpi sarà sommossa e avremo dalla nostra parte persone provenienti da varie parti d’Italia”. Dopo la perlustrazione di venerdì scorso del relitto grazie ad un robot che è stato calato a 62 metri di profondità, l’opera di ispezione subacquea si è arrestata: bisogna aspettare oltre il 15 maggio, data fissata come utile dalla Marina Militare per l’invio di una nave dotata di una squadra speciale di palombari abilitati a scendere a quella profondità. Ma la famiglia di Oliviero, affidatasi all’avvocato Antonio Crisci, non vuole più aspettare.