Furono i Lo Russo a sparare contro Walter Mallo: ecco le intercettazioni

L’agguato a Walter Mallo, il giovane boss emergente arrestato dopo un’indagine dei carabinieri e squadra mobile a Napoli, fu deciso dal boss del clan rivale Carlo Lo Russo perche’ il gruppo dava fastidio agli affari della piazza di spaccio nel rione Don Guanella ed era necessario liberarsi del ‘fastidio’. Le conversazioni intercettate da una microspia ambientale nella casa di Lo Russo dall’11 aprile in poi (l’agguato avvenne il 26 aprile) indicano chiaramente l’irritazione di Carlo Lo Russo per il calo dei proventi dello spaccio nella zona.C’e’ forte nervosismo, e Carlo Lo Russo pensa anche di ‘vendere’ per almeno 10 mila euro la piazza a “quelli della masseria Cardone”, cioe’ il clan Licciardi. Inoltre, come riferisce uno dei suoi sicari, Luigi Cutarelli (poi arrestato con Lo Russo qualche giorno fa per omicidio), “quelli di Milito” si sono resi disponibili a “darglielo su un piatto d’argento” Walter Mallo. “Questo guaglione… Vorrei solo avere il piacere di vederlo! Prima che muore! Gli devo dare due schiaffi! Dico: ‘mannaggia la M. non hai capito niente della vita! E’ morto lo zio tuo… tuo padre non si e’ trovato piu'”, esplicita Carlo Lo Russo. Quello a cui si riferisce, e’ la morte del padre e dello zio di Walter, il primo in un caso di lupara bianca, il secondo percosso selvaggiamente con un bastone, poi ucciso, e il suo corpo avvolto in una coperta e infilato nel bagagliaio di un’auto. L’agguato avviene, mentre Walter Mallo e’ in auto in tangenziale, ma il 27enne rimane solo ferito. Quello che e’ realmente avvenuto, i carabinieri lo ascoltano in una conversazione a casa sua, a poco tempo di distanza dall’agguato, fra Walter Mallo e un suo visitatore, tal Tonino, che era venuto a chiedere perche’ non gli era stata restituita una vettura prestata il giorno prima, cioe’ il 25 aprile, al gruppo Mallo.  “Passai per Miano – racconta il giovane boss – mi hanno sparato addosso… Mi colpirono due volte al braccio… Dentro alla macchina tua… i bastardi delle palazzine di Mussolini (gli edifici abitati proprio dai Lo Russo, ndr)”. Mallo racconta ancora di essersi fatto accompagnare in ospedale dal suo amico fidato Paolo Russo, (uno degli altri due arrestati oggi, ndr), e anche che ha fatto aggiustare subito il vetro mandato in frantumi dalle pallottole. Inoltre, spiega che, per non dare a vedere che era stato in ospedale, si era tolto la fasciatura e l’aveva fatta male di proposito. “Non sanno neanche sparare questi mongoloidi – commenta – io stavo distratto… Stavano le canzone alzate, normale”. Come poi dira’ in un’altra conversazione con il cugino Massimiliano quella sera, nella roccaforte di Lo Russo il giovane boss era andato per “mangiare un cornetto” proprio nel bar vicino a quei fabbricati popolari in cui il clan dei Capitoni abita. Walter Mallo e Paolo Russo sanno bene chi sono i responsabili dell’agguato e programmano la vendetta. Uno dei motivi che ha indotto il gip Francesca Ferri a firmare “l’unica misura cautelare idonea a scongiurare i rischi” di una escalation di delitti che ritiene “concreti e attuali”, cioe’ l’arresto dei tre protagonisti di questa guerra.

(nella foto da sinistra Carlo Lo Russo e Walter Mallo)


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