Il calciatore Izzo chiese di affiliarsi alla camorra ma il boss disse di no. Il racconto del pentito

Antonio Accurso, il boss pentito del clan di camorra “Vinella Grassi”, fu arrestato nel 2014 dai Carabinieri insieme con altri affiliati nell’ambito delle indagini su un duplice omicidio, proprio mentre festeggiava, con i suoi amici, le ricche vincite da intascare in seguito alla vittoria dell’Avellino sulla Reggina, partita che secondo gli inquirenti sarebbe stata oggetto di combine. Il clan Vinella Grassi si è avvicinato all’Avellino Calcio in quanto nella squadra irpina ha militato un calciatore, ora in serie A, nipote del fondatore dello stesso sodalizio camorristico dei “Vinella Grassi”. Lo ha reso noto il procuratore aggiunto di Napoli, Filippo Beatrice, coordinatore della Dda, illustrando l’operazione che ha portato oggi all’esecuzione da parte dei carabinieri di dieci misure cautelari. Il calciatore nipote del boss al quale fanno riferimento i magistrati – a quanto si apprende – è Armando Izzo, attualmente nel Genoa, che negli anni scorsi ha militato nell’Avellino. Nell’inchiesta Izzo è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e frode sportiva. Era il 2007 e aveva solo 15 anni quando aveva chiesto allo zio di affiliarsi alla camorra, ma il boss conoscendo le qualita’ da calciatore del nipote, mando’ un ‘imbasciata’ dal carcere e gli disse di no. Ci sono due verbali depositati agli atti dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Napoli Ludovica Mancini che raccontano questo retroscena. Protagonista della vicenda e’ Armando Izzo, difensore 24enne del Genoa, indagato dalla Procura di Napoli per due partite dell’Avellino truccate dal clna Vanella Grassi. Nel verbale del 20 luglio del 2015 a parlare e’ Antonio Accurso, boss pentitosi lo scorso anno.Il capocosca Antonio Accurso acconta di un tentativo di ‘taroccare’ una partita con la Triestina, accordo saltato all’ultimo istante, perche’ “Izzo – spiega – all’epoca era un ragazzo e mio fratello Umberto forse non seppe concludere l’accordo. Izzo successivamente mantenne frequenti contatti con noi essendo nipote anche lui di nostro zio Salvatore Petriccione. Anzi posso dire che nel 2007, Izzo non voleva piu’ giocare a pallone e voleva affiliarsi con noi della Vanella Grassi, ma noi ritenemmo importante per lui che giocasse a pallone e non gli demmo importanza”. Della stessa circostanza ne parla anche Mario Pacciarelli, un killer del gruppo criminale anche lui pentito, in un verbale del 9 luglio del 2015. “Armando e’ il fratello di Gennaro. Anche lui e’ cresciuto nel Lotto G. Armando, quando c’era Petriccione in liberta’, voleva diventare un affiliato della Vinella Grassi, disse anzi al cugino Gaetano Petriccione, che voleva fare ‘il suo ragazzo’, affiancarlo cioe’ in attivita’ criminali; all’epoca Petriccione, pur se minorenne e suo coetaneo, gia’ era ‘piazzato’ nel clan. Ma Salvatore Petriccione fece giungere al figlio un’ambasciata dal carcere, dicendo che Izzo, avendo un talento come giocatore di calcio, doveva seguire questa sua vocazione, come avrebbe desiderato il padre che era deceduto”, il suo racconto ai pm. 

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