Il pentito Pacciarelli e la faida interna ai “Girati”: i mancati omicidi di “Barbetella” ed Esposito “‘o porsche”

Il pentito Mario Pacciarelli della “Vinella-Grassi” ha svelato agli investigatori il clima di violenza che i fratelli Accurso avevano  preparato all’interno del clan dei “Girati” subito dopo il duplice omicidio dei fratelli Matuozzo. Una caccia sistematica a quelli che erano stati individuati come i possibili “nemici interni” che non risparmiava nessuno. Non risparmiò l’amico fraterno Carlo Matuozzo e non doveva risparmiare neanche l’assassino del fratello Antonio. Dopo aver eliminato i fratelli Matuozzo nella stessa giornata e in circostanze diverse, gli Accurso decisero di uccidere Ciro Castiello detto “Barbetella”, che era stato uno dei killer di Antonio Matuozzo nella ricostruzione degli inquirenti. Ma l’affiliato che non si tagliava mai la barba scappò e solo un anno dopo fu rintracciato a Cuneo: per sua fortuna non dai killer della “Vinella”, bensì dai carabinieri. Ecco alcuni passaggi di un interrogatorio reso da Mario Pacciarelli, che ha illustrato ai pm antimafia quel periodo convulso in seno al clan dei Girati. “…Gli Accurso avevano mandato Ciro “Barbetella” a compiere gli omicidi di Carlo Cipolletta e Antonio Matuozzo. Temevano che potesse pentirsi e quando sparì, mi chiesero di rintracciarlo offrendo al padre 20mila euro per portarci da lui e ucciderlo. Ma è un mio amico e non volli farlo. Venne Antonio Accurso detto “’o puorco”. Si portò il fratello Umberto nella sala affianco per parlare riservatamente; vidi che a Ciro “Barbetella” questa cosa non piaceva. Poi Umberto mi chiamò nella stanza e disse: vai a chiamare “’o Cafone”, che è il figlio di “Gnoccetto”, affiliato al clan Leonar- di. Andai al punto Snai di Leonardi e mi portai il “Cafone”, che parlò riservatamente con Umberto Accurso. Andatosene il “Cafone”, Umberto parlò riservatamente con Gaetano Angrisano che poi si spostò con lo scooter SH e dietro a me c’era proprio Ciro “Barbetella” che stava con la faccia bianca: era impressionato da tutti questi movimenti. Umberto Accurso, a differenza delle altre volte, non si fece accompagnare da me, ma chiese che lo seguisse Ciro con uno scooter nero. An-che a me questo movimento puzzava. Più tardi, in tarda serata, gli affiliati al clan della “Vinella” si incontrarono di nuovo nel Rione Berlingieri ed ecco la sorpresa: Ciro Castiello era scomparso” Ma c’è anche un altro mancato agguato da registrare in quel periodo. Come quando il ras Vincenzo Esposito “’o Porsche” doveva morire per ordine degli Amato-Pagano in quanto parente del pentito Biagio Esposito. Ma gli uomini della “Vinella”, bravissimi nelle strategie camorristiche, finsero di ubbidire e non lo fecero. Nel frattempo il bersaglio designato, tra l’altro suocero del ras Fabio Magnetti, si allontanò da Napoli per alcuni giorni. Ecco il racconto di Pacciarelli: “…Rosario Guarino espose quanto era stato detto dagli Amato-Pagano, alla mia presenza, di Antonio Mennetta detto “Er Nino”, Fabio Magnetti “o’ Mocill”, Ciro Barretta detto “Cicciotto”, Alessandro Grazioso. Guarino disse a Fabio Magnetti: Fabio, Mariano Riccio ci ha mandato l’imbasciata tramite “Giacumino ’a femmenella, Baiano e Raffaele Teatro. Ci ordinano di ammazzare tuo suocero (Vincenzo Esposito, ndr) perché è parente di Biagio Esposito. Fabio Magnetti e Antonio Mennetta insorsero: questi non hanno capito niente, ci vogliono far ammazzare il suocero di Fabio. Allora Mennetta disse a Magnetti di spostare il suocero dalla sua casa di San Pietro a Patierno. Così fu: Vincenzo Esposito andò fuori Napoli, in Calabria, in una casa di sua proprietà”.

(nella foto ciro castiello “barbetella”)

Articolo precedenteRapinano a Napoli un Tir di pesce surgelato per 200mila euro. Bloccati a Sarno i 4 banditi: sono di San Giuseppe, Torre Annunziata e Somma Vesuviana
Articolo successivoSequestro beni della Finanza a Casavatore, Casoria, Giugliano, Qualiano e nel Casertano