Marcianise: sequestro beni di una società legata al clan Belforte

I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di 2 unità immobiliari e 4 posti auto nei confronti della società di costruzione Mical srl di Marcianise di proprietà di MINUTOLO Sebastiano, MAZZARELLA Giovanna MINIZOLO Franco (quale socio occulto della predetta compagine societaria). Il provvedimento è stato emesso dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea a seguito di una complessa indagine che ha accertato attività di usura e intestazione fittizia di beni a carico del clan camorristico Belforte. Nel corso delle indagini – corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Camillo Belforte, figlio del capo clan Salvatore, che ha confermato l’impianto accusatorio – è stata accertata l’attività usuraia di esponenti del clan che avevano prestato 300mila euro ai titolari della Mical ottenendo a garanzia e pagamento la disponibilità degli immobili, oggi sequestrati, per un valore di 700mila euro. Di qui il reato di intestazione fittizia di beni che serviva per eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniale in danno degli esponenti dell’organizzazione camorristica. La svolta dell’indagine della Dda è avvenuta quando nel corso di una perquisizione della casa di Bruno Bottone, ritenuto esponente di rilievo e cassiere del clan, è stata ritrovata la contabilità dell’organizzazione criminale. La misura cautelare in argomento, trae origine da complessa indagine che consentiva di accertare come il sodalizio camorristico dei BELFORTE, a mezzo dei suoi esponenti apicali, avesse praticato tassi usurari ad un prestito di euro 300.000 circa effettuato ai predetti imprenditori della Società di costruzione. ottenendo a garanzia e pagamento dello stesso la disponibilità dei summenzionati appartamenti e posti auto da valore complessivo di oltre 71.10.1X» curo. in tal modo comminando la fattispecie delittuosa, oltre che di usura, anche di intestazione fittizia di beni, utile ad eludere l’applicazione di misure di prevenzioni patrimoniale in danno di esponenti dell’organizzazione camorrista in esame. In particolare, seppure formalmente ancora intestati alla MICAL srl, gli appartamenti erano posti a reddito a beneficio dell’organizzazione criminale, reale titolare del bene. Nonostante l’assenza di collaborazione da parte delle vittime, le indagini. coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli – D.D.A. venivano avviate nell’amo 21:07, a seguito di una perquisizione all’interno dell’abitazione di BOTTONE Bruno, esponente di spicco de: sodalizio e cassiere del Clan in argomento, ore era possibile rinvenire l’intera contabilità dell’organizzazione, addivenire quindi all’individuazione di parte del patrimonio occulto de gruppo criminale e procedere ai relativi sequestri. Nel merito, nel corso della summenzionata perquisizione, venne rinvenuto Paranco degli imprenditori soggetti ad usura cd estorsione, nonché la lista degli affiliati ai relativi stipendi, il tutto annotato criptamente con complessi codici identificativi, che solo la conoscenza del territorio e dell’organizzazione criminale da parte degli inquirenti rendeva possibile decifrare. Le indagini venivano da ultimo corroborate dalle dichiarazioni rese dal Collaboratore d Giustizia BELFORTE Camillo, figlio del Capo Clan Salvatore, il quale nel render. dichiarazioni auto ed etero accusatorie confermava l’intero impianto investigativo contribuendo all’individuazione di altri beni per cui sono in cono ulteriori indagini.


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