“Taurania Revenge”: il pentito Vincenzo Greco accusa Antonio e Michele D’Auria Petrosino e i Fezza. Il collaboratore di giustizia di Sant’Egidio ha confermato le accuse nei confronti degli esponenti della cosca paganese, finiti a processo per associazione per delinquere e traffico di stupefacenti, nel processo denominato “Taurania Revenge”. Ieri mattina, è comparso in videoconferenza per testimoniare contro i vertici della cosca coinvolti nel processo istruito dalla direzione distrettuale antimafia di Salerno e dal pm Vincenzo Montemurro. Vincenzo Greco ha ribadito quanto già raccontato nei suoi verbali: «Avevo rapporti con i fratelli D’Auria Petrosino, Antonio e Michele, con i quali ci eravamo divisi il territorio – ha detto – loro comandavano e Pagani e io a Sant’Egidio. Si rifornivano di droga da me perché io ero un grossista. A volte fornivo droga anche direttamente ai Fezza». Dopo l’esame del pm Montemurro, Greco è stato sottoposto al controesame dei difensori dei 21 imputati. Il processo “Taurania Revenge” si basa molto sulle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia a proposito dell’esistenza di un’organizzazione criminale, operante a Pagani, e facente capo ai figli di Gioacchino “spara-spara” e ai rampolli di Tommaso Fezza. Nel corso della prossima udienza sul banco dei testimoni vi sarà anche il pentito Alfonso Greco, figlio di Vincenzo, legato da vincoli di amicizia e “comparaggio” con i fratelli D’Auria Petrosino. Ieri si è riproposto in aula il caso “Baselice”, il collaboratore di giustizia paganese – uscito dal programma di protezione – è irreperibile e i giudici hanno disposto la notifica per la convocazione come testimone nel processo presso l’ultimo domicilio noto al servizio centrale di protezione, quello di Bologna. Gerardo Baselice è introvabile da alcuni mesi. In molti pensano che sia molto difficile che l’uomo possa farsi avanti presto.