“Roberto Manganiello mi disse che anche l’omicidio di Rosario Tripicchio proveniva dagli Abete-Abbinante. Non so da chi lo aveva saputo e non mi riferì chi aveva sparato. Tripicchio era affiliato agli Amato-Pagano: faceva droga al Lotto G e che io sappia non era un killer”, a parlare è Gianluca Giugliano, ex affiliato ai Marino delle Case Celesti. Gli investigatori stanno cercando riscontri alle sue parole. Dopo aver risolto il caso del du- plice omicidio Stanchi-Montò, gli inquirenti puntano a risalire a mandanti ed esecutori dell’agguato mortale a Rosario Tripicchio, avvenuto il 5 gennaio 2012. Ecco cosa dice ancora il pentito Gianluca Giugliano: “So, per averlo saputo da Roberto Manganiello, quando facemmo pace nel febbraio- marzo 2012, che anche l’omicidio di Rosario Tripicchio veniva dalla mano delle famiglie Abete e Abbinante. Arcangelo Abete allora era detenuto e reggenti erano Arcangelo Abbinante e Mariano Abete. Non so da chi Manganiello seppe di questo omicidio e non mi disse chi aveva sparato. Al 5 gennaio il Lotto G era della Vanella Grassi e dei Leonardi”. Ma prima di Giugliano c’era stato Giovanni Illiano, un altro pentito di Scampia che aveva dato indicazioni agli investigatori sull’omicidio Tripicchio. Ecco cosa disse il pentito: “Rosario Guarino mi chiese, quasi a capire cosa ne pensassi; che ne pensi di Rosario? intendendo Rosario Tripicchio. Io risposi, Rosario è un bordellista. Al che Guarino disse: Rosario a bell e’ buono more. Guarino disse: non incontriamoci più qui la prossima volta vengo io giù da te, intendendo a via Regina Margherita da mia suocera. Finito l’incontro, uscimmo e comparve improvvisamente Mennetta Antonio. Ci abbracciammo e baciammo e quello disse: questa è casa tua. Mi chiusi in casa. Il giorno prima che morisse Stanchi Raffaele, Guarino Rosario venne a casa di mia suocera e mi disse: Domani ci incontriamo, non uscire di qui se non vengo io. Tripicchio era già morto”.
Rosario Tripicchio fu ammazzato mentre tornava a casa, in via San Vito a Giugliano. Aveva appena parcheggiato l’autovettura che nell’oscurità comparvero i killer, rendendogli inutile ogni tentativo di scappare. Il 31enne aveva lasciato l’abitazione di Scampia dopo la rivolta dei clan napoletani contro gli Amato-Pagano, cui invece lui era rimasto fedele.
(nella foto il luogo dell’omicidio e nel riquadro la vittima rosario tripicchio)