Scafati, usura ai danni di imprenditori di Nocera: processo per i fratelli Catania

Usura ai danni di una coppia di imprenditori: a processo i fratelli Catania, titolari della Catania gomme Il giudice per le udienze preliminari, Paolo Valiante, ha rinviato a giudizio Vincenzo e Angelo Catania, di 42 e 37 anni per aver praticato tassi usurai ai danni di una coppia di imprenditori in difficoltà economiche con percentuali tra il 20 e il 254% annui. A fronte di un prestito di 499mila euro si facevano promettere la somma di un milione e settecentomila euro circa, dei quali un milione e quattrocentomila effettivamente versati in circa otto anni. Inoltre i due sono accusati di aver emesso false fatturazioni a favore delle società delle vittime per un milione di euro per mascherare il prestito e la sua restituzione. Per questa vicenda il pm Lenza aveva chiesto l’arresto dei due imprenditori, arresto negato dal gip Alfonso Scermino nel 2014. La vicenda inizia nel 2006, ma le vittime la denunciano nel 2013. Tre anni fa i due imprenditori di Nocera, titolari di due aziende operanti nel settore dei trasporti, denunciano di essere sotto strozzo da parte dei colleghi ai quali avevano chiesto aiuto in un momento di forte crisi economica. Nel 2005 l’azienda di Nocera Inferiore si trova a dover fronteggiare una richiesta di rientro parziale di un debito contratto con la Banca di Roma, filiale di Nocera Inferiore, per 160mila euro. Vista l’impossibilità di reperire l’ingente somma nei circuiti legali, l’imprenditore si rivolge a Vincenzo Catania che è tra l’altro un suo fornitore. Catania che – secondo l’accusa – monitorava la situazione economica dell’uomo gli concede 100/120mila euro in prestito. Per mascherare la concessione dei soldi, Catania propone alla vittima l’emissione di fatture per operazioni inesistenti che potessero regolare formalmente le dazioni di danaro. Vengono emesse da Angelo Catania fatture per operazioni mai avvenute per giustificare il rientro del danaro avvenuto in nero. Le vittime iniziano la trafila dei pagamenti giustificati dall’emissione delle fatture false. Il prestito non serve a risolvere la disastrosa vicenda economica e anzi, dopo due anni di pagamenti nel 2006 la società viene dichiarata fallita. Poco prima del tracollo finanziario, però, la ditta effettua una cessione del parco automezzi ad un’altra società intestata ad una persona di famiglia, persona che entra nelle grinfie di Vincenzo Catania poco dopo. Nel 2008 le vittime sono costrette a chiedere un altro prestito di circa 230mila euro, ne sborsarono quasi il doppio con cambiali, assegni e in contanti. I fratelli sono difesi dagli avvocati Antonio Cesarano e Andrea Vagito. Le vittime si sono costituite parte civile con l’avvocato Rodolfo Viserta. (r.f.)


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