C’era una banda organizzata, in grado di incassare anche 100.000 euro al mese, dietro il ‘gioco delle tre campanelle’ messo in atto da anni davanti all’area di servizio Sillaro della A14, nel Bolognese. Lo ha scoperto la Polizia Stradale che, al termine dell’operazione ‘Gamble away’ coordinata dal Pm Marco Forte della Procura di Bologna, fra ieri e oggi ha eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e cinque divieti di dimora nella provincia di Bologna, con accuse che vanno dall’associazione per delinquere al furto, all’estorsione, alla rapina impropria. Il fenomeno, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, andava avanti da anni, con almeno 150 persone che hanno fatto denuncia, anche se le vittime sarebbero molte di più. Ogni componente della banda, composta in gran parte da campani, aveva un ruolo: dall’adescatore al sedicente funzionario di banca che fingeva di mettere in guardia sulla truffa, fino alla ‘vedetta’ che da un cavalcavia lontano alcuni chilometri monitorava l’eventuale arrivo di pattuglie della Polstrada. Tra le vittime, perlopiù anziani, c’erano anche stranieri o italiani residenti all’estero che tornavano per le vacanze con parecchio contante in tasca: uno di questi è stato derubato di 11.000 euro. In molti casi, quello che veniva presentato come un gioco era nella migliore delle ipotesi una truffa, che a volte degenerava in estorsioni o rapine. Nel corso dell’indagine, avviata nel settembre 2014, gli investigatori hanno intercettato due degli indagati che ridono del fatto di avere vinto un concorso pubblico nella scuola: “Figuriamoci se vado a fare il bidello per poco più di mille euro al mese”, dice uno al complice, confessando che rifiuterà il posto. “Purtroppo in Italia la truffa è un reato che paga, a tutti i livelli, ha commentato il procuratore aggiunto Valter Giovannini in conferenza stampa, aggiungendo che in questo caso non si tratta però di “truffatori simpatici alla Totò, ma di un gruppo di delinquenti in trasferta che guadagnavano sulla pelle della gente”. Nel blitz scattato ieri nell’area di servizio Sillaro sono stati arrestati, in esecuzione di provvedimenti del Gip Bruno Perla, otto degli indagati: Vittorio Pecorelli, 56 anni, Giovanni De Falco, 39, Pasqualino Liccardi, 74, Vincenzo Sibilli, 43, Giuseppe Sorrentino, 59, tutti di Napoli, il cosentino Ciro Gerbasio, 45 anni, Paolo Bottari, 46 di Lucca e Vincenzo Stragapede, 54, di Bari, tutti rinchiusi nel carcere di Bologna I lucchesi Bruno Bottari, 47 anni, e Tamara Nannini, 36, sono nelle carceri di Lucca e Pisa; Enzo Pastore, 59 anni, napoletano è rinchiuso a Verona mentre Rosario Pecorelli, 57 anni, di Napoli, ritenuto ‘capobanda’ si è costituito nel carcere di Secondigliano. Il tredicesimo provvedimento, a carico di Raffaele De Falco, 46, di Napoli, è stato eseguito nella mattina di oggi. Fra gli indagati c’è anche il figlio del presunto capobanda, che lavora in un albergo del Faentino utilizzato dalla banda come base logistica durante le trasferte per compiere le truffe, che solitamente duravano una decina di giorni. In alcuni casi, durante i raggiri le vittime venivano intimorite al punto da essere indotte a prelevare contante al bancomat dell’area di servizio per saldare i presunti debiti di gioco: una circostanza che ha indotto i gestori a rimuovere, a fine 2015, lo sportello automatico presente al Sillaro. Gli investigatori hanno inoltre ricostruito che, se uno dei componenti dell’organizzazione mancava da una delle trasferte per qualche ‘giustificato motivo’ (un lutto o un arresto), lui o la sua famiglia percepiva comunque la parte di guadagno che gli sarebbe spettata, secondo un sistema tipico delle associazioni criminali più strutturate. Alla conferenza in questura a Bologna è intervenuta anche una troupe di ‘Striscia la notizia’ con il mago Casanova, che più volte si è occupato di queste truffe.