“Credo che le responsabilità della morte della piccola Maria vadano cercate altrove”. Così all’Adnkronos Giuseppe Maturo, difensore di Daniel, il 21enne di origini rumene indagato per omicidio e violenza sessuale in relazione alla morte di Maria Ungureanu, la bimba di 10 anni trovata morta nella piscina di un centro ricevimenti a San Salvatore Telesino, domenica scorsa. “Con le ipotesi accusatorie contestategli – spiega l’avvocato Maturo – ritengo che non ci siano troppi elementi a suo sfavore, altrimenti sarebbe stato già portato in carcere. Difficilmente, con una contestazione di omicidio volontario e violenza sessuale aggravata, si può rimanere a piede libero”. L’iscrizione nel registro degli indagati, sottolinea il legale, “è stato un atto dovuto per permettere la nomina del perito in vista dell’autopsia. Non si strumentalizzi la situazione. Siamo tutti impegnati per cercare la verità su quanto è accaduto”. Una frase come quelle che solo una mamma sa pronunciare e che per lei è diventata un’ossessione: “Non ci posso credere, ce l’ho sempre davanti ai miei occhi”. Andrea, la mamma di Maria Ungureanu la ripete dieci, cento, mille volte a chi le si stringe accanto per tentare di alleviare il suo terribile dolore. La sua bimba, la sua unica figlia, Maria, dieci anni ad agosto, è stata violentata e uccisa. Lei, badante, e il marito, Mario, operaio, entrambi rumeni, perfettamente integrati a San Salvatore Telesino, piccolo paese agricolo a una trentina di chilometri da Benevento, ne avevano perso le tracce domenica sera e qualche ora dopo il corpicino, nudo e senza vita, è stato trovato nella piscina del casale-resort nel centro del paese. Mario non si rassegna e, quando gli dicono, che c’é un giovane di 21 anni, indagato, alle decine di amici che gli sono vicini esprime la sua convinzione: è lui il colpevole. La comunità di San Salvatore è sotto choc. Centinaia di persone si sono strette intorno ad Andrea e Mario; hanno raggiunto la loro casa e hanno aspettato in silenzio che i Carabinieri dei Ris finissero i loro rilievi nell’abitazione. “Una bambina bellissima, educata, che si faceva voler bene da tutti e che frequentava con assiduità la parrocchia”, dicono a chi chiede di Maria che faceva la chirichetta ed era conosciuta in paese, dove vive una comunità di circa 400 rumeni. Fasci di fiori bianchi, lumini accesi e decine di bigliettini sono stati lasciati davanti al cancello del casale-resort. “Ti vogliamo bene, Maria”; Rimarrai per sempre nei nostri cuori”, alcune delle frasi. “Una disgrazia, un dramma, che tocca il cuore non solo dei cittadini di San Salvatore ma di tutti”, dice il sindaco del paese, annunciando che il giorno dei funerali in paese sarà proclamato il lutto cittadino “per esprimere il dolore, la solidarietà e l’affetto di tutta la comunità a questa famiglia distrutta dal dolore”. Domani il sindaco e le associazioni del paese si riuniranno in parrocchia, e, insieme al parroco don Franco Pezone, decideranno cosa fare per ricordare Maria ed essere vicini ai suoi genitori. “Se mia figlia è stata stuprata e uccisa chiedo una giustizia rapida”. Lo dice Mario Ungureanu, il papà di Maria. “Credo nella giustizia italiana: se volessi farmi giustizia da solo finirei in galera lasciando sola mia moglie” aggiunge ricordando Maria e il suo sorriso che – dice – quando “tornavo a casa la sera mi riempiva di gioia e mi faceva passare ogni dolore”. Affranto nel dolore, insieme alla moglie Andrea, 28 anni, Mario, 35 anni, è seduto davanti la loro modesta casa, in un vicoletto di San Salvatore Telesino (28). Andrea non smette di piangere e di ripetere a tutti “Voglio mia figlia”. Maria, che avrebbe compiuto dieci anni ad agosto, era la loro unica figlia e per la sua morte è indagato un giovane rumeno, Daniel, di 21 anni, che è residente a Castelvenere, comune limitrofo, ma era solito fermarsi in un’abitazione di San Salvatore Telesino. “Lo conosco da due anni – dice Mario – e spesso ha frequentato la mia casa e spesso mangiava con noi. Per questo motivo, quando la notte scorsa nella caserma dei Carabinieri mi ha detto che domenica pomeriggio avrebbe voluto telefonare per avvisarmi che Maria, dopo la celebrazione della messa, era andata con lui a Telese, mi sono gelato. Se eri amico mio, gli ho detto, perché non l’hai fatto? Non hai pensato che fossi preoccupato?. Ma come – continua Mario comse se parlasse con Daniel – sei andato a Telese quando la città era inaccessibile per una corsa podistica? A questa domanda lui mi ha risposto dicendo che è tornato subito lasciando Maria dove l’aveva presa”. “Non so come siano andate veramente i fatti domenica sera – conclude Mario – ma credo nella giustizia italiana: se volessi farmi giustizia da solo finirei in galera lasciando sola mia moglie”.