Le dichiarazioni del killer pentito Renato Cavaliere contengono dei passi che sconcertano per la loro crudeltà . Omicidi, e ferimenti compiuti a a volte solo per antipatia.Renato cavaliere è stato per anni un dei killer “prediletti” della potente cosca dei D’Alessandro di Castellammare e per loro conto ha compiuto numerosi omicidi. Alcuni sono ancora coperti dai numerosi omissis nei verbali che la Dda di napoli ha depositato agli atti del processo bis per l’omicidio del consiglio comunale del Pd, Gino Tommasino che si celebrando in Corte di Assise dìAppello a Napoli. Altri invece sono stati “svelati”, ma non ancora nei dettagli. Ha spiegato Cavaliere alla Dda: “… Vincenzo D’Alessandro prima di allontanarsi da C.astellammare mi aveva dato carta bianca per la commissione degli omicidi dicendomi che io sapevo chi erano i buoni e chi erano i malamente e che se i malamente erano della famiglia potevo ucciderli e che bastava che glielo dicessi prima. ero tenuto ad avvisare Enzo D’Alessandro soltanto se dovevano essere uccisi perché malamente suoi familiari. Avendo ricevuto carta bianca da Enzo D’Alessandro potevo uccidere chiunque senza chiedere il permesso e bastava che dopo l’omicidio dessi a D’Alessandro una giustificazione della mia decisione”. Non hanno bisogno di commenti queste dichiarazioni che nella lor crudeltà testimoniano quanto era ed è ancora potente la cosca di Scanzano che controlla gli affari illeciti, l’economia e condiziona la vita politica di Castellammare da oltre un trentennio. Racconta ancora Cavaliere: “…Io ho partecipato come seecutore materiale agli omicidi di Antonio Vitello,di Luigi Tommasino e di Aldo Vuolo. Ho sparato anche in altre occasioni sia pure non per uccidere ma per ferire la vittima. In particolare diversi anni fa ho ferito un carabiniere a Gragnano quando avevo l’obbligo di soggiorno a Gragnano (che mi è stato applicato fino al 2002). Ho sparato anche nelle gambe a uno dei fratelli Massa che vendevano macchine industriali a Gragnano in via Madonna delle Grazie. Avevo infatti chiesto l’estorsione e ho sparato all’imprenditore dopo il suo rifiuto. Ho partecipato anche parecchi anni fa (prima della scarcerazione di Michele D’Alessandro) anche al ferimento di uno zio di Ernesto Maresca insieme a Nunzio Mascolo ( fu lui a sparare). Inoltre sempre in quel periodo abbiamo commesso un furto all’Acqua della Madonna ai danni di alcuni metronotte contro i quali facemmo fuoco ferendo di striscio qualcuno di loro…”. Omissis…