“ll clan dei “capitoni” non ha mai smesso di essere operativo: ha sempre reagito alla risposta dello Stato, concretizzatasi in arresti e condanne, facendo affidamento anche sulle ‘fortuite’ coincidenze giudiziarie: all’arresto di alcuni seguiva la scarcerazione di altri uomini di vertice che, immediatamente, riprendevano il controllo dell’organizzazione facendo affidamento anche sulla presenza di giovanissimi pronti a tutto pur di entrare nelle grazie del capo clan di turno“. Lo scrive il gip Francesca Ferri nelle 504 pagione dell ordinanza di custodia cattelare che ieri ha portato in carcere 24 tra capi e affiliati della potente cosca di Miano e zone limitrofe.Il boss Carlo Lo Russo, nel luglio del 2015, dopo un lungo periodo di detenzione, è tornato in libertà e ancora prima di fare rientro a Miano, nella roccaforte del clan ‘di famiglia’ a via Janfolla, da uomo ‘libero’ – sia pur sottoposto al regime della sorveglianza speciale – nell’ultimo periodo della sua detenzione, nel corso del quale, grazie ai permessi concessigli dal Tribunale di Sorveglianza, ha avuto la possibilità di incontrare i familiari e (in modo occulto) diversi affiliati cui ha impartito direttive così riprendendo i contatti con l’esterno, ha preso nelle proprie mani le redini del clan, ha riorganizzato i pochi uomini rimasti liberi, ne ha arruolati altri, li ha organizzati ed ha iniziato a comandare ed a gestire il clan.Al suo fianco la moglie, Anna Serino, rimasta a lui fedele e con lui convivente fino al momento degli arresti di aprile 2016 (per l’omicidio Izzi). L’elevato spessore criminale del boss è rappresentato da un episodio raccontato nell’ordinanza. Siamo nel giugno del 2015: Carlo Lo Russo ha avuto la notifica del ‘fine pena’ determinato dal Tribunale di Napoli e ne parla con Giulio De Angioletti. I due scherzano del fatto che la notizia si era diffusa e che molte persone avevano preparato i bagagli per scappare in vista del rientro di Carlo Lo Russo. In realtà , Carlo Lo Russo rimarrà ancora detenuto nel carcere di Agrigento per altro titolo di reato prima di rientrare, il 17 luglio 2015, a Miano. Si conferma il ruolo di vertice di Carlo Lo Russo che dalla Sicilia ha il controllo dei comportamenti dei familiari: Anna SERINO chiama sull’utenza in uso alla nipote Nancy – figlia della sorella Rita SERINO – e, dopo i convenevoli, Carlo parla con Antonio il futuro marito di Nancy rimproverandolo, pur non avendolo mai conosciuto, per il suo comportamento nei confronti della famiglia ammonendolo di non tenere più determinati atteggiamenti.Nell’ambito della stessa conversazione Carlo, parla anche con i nipoti, Enzo LO RUSSO alias ‘o signore Antonio LO RUSSO, figlio del defunto Vincenzo, alias ‘o cuniglio. Quest’ultimo, dice allo zio che sono in un locale perché stanno festeggiando i suoi figli e che c’è tutta la famiglia presente. Emergono i rapporti tra Carlo lo Russo ed i cantanti neomelodici invitati alla festa, Mauro NARDI e Franco RICCIARDI, tanto che Carlo parla con il Nardi che canta al telefono una canzone, dedicandogliela. Lo stesso Nardi si lasca andare ad elogi nei confronti dei nipoti di Carlo e si definisce egli stesso una persona di famiglia:”lo sai che di cognome faccio LO RUSSO”.Poi è la volta di Ricciardi che, addirittura, mette il telefono cellulare in viva voce accostandolo al microfono in modo tale che la voce di Carlo si diffonda negli altoparlanti: il capo clan saluta tutti i presenti che ricambiano con un applauso ed infine anche il Ricciardi gli dedica una canzone.
Ecco il testo integrale dell’intercettazione
Carlo con Giulio De Angioletti che gli dice che ha saputo della scarcerazione. Carlo gli racconta che è stato chiamato dall’ufficio matricola gli ha comunicato la scarcerazione. Poi chiede a Giulio come faceva a sapere questacosa. Giulio gli risponde che lui sa tutto e che molte persone alla notizia hanno già preparato i bagagli per andare via. Carlo ride, poi dice di dire a queste persone di non disfare i bagagli perchè da un momento all’altro lui uscirà .
Carlo con un nipote e poi con Antonio un amico di Enzo. Poi parlano Enzo con il cugino e con un amico. Carlo poi chiede se alla festa del “cuniglio” LO RUSSO Antonio ci sta anche la zia moscia (Anna Di Biase). Il nipote risponde di si. Alla festa ha cantato anche Mauro NARDI. Carlo chiede di passarglielo a telefono. Carlo parla a telefono con Mauro NARDI. I due si conoscono già . Poi Carlo parla con il nipote Tonino (o cuniglio – figlio del fratello di Carlo, Vincenzo – deceduto) e con Enzo (figlio di Peppe). Poi Mauro NARDI gli canta a telefono una canzone dedicandogliela. Mauro NARDI poi gli dice che ha dei nipoti “”bravissimi”” e che sono come lui e come tutti i suoi fratelli (riferendosi ai fratelli di Carlo). Mauro NARDI poi dice a Carlo “lo sai che di cognome faccio LO RUSSO””. Carlo poi riparla con il nipote Tonino che gli dice che tra un po andrà a cantare Franco RICCIARDI e la festa poi finisce. La festa l’ha fatta per il figlio ed ha approfittato per ricordare anche il padre. Tonino chiede a Carlo che canzone vuole essere dedicata da Franco RICCIARDI. Carlo dice che vuole parlare a telefono con RICCIARDI.
Carlo insiste nel voler parlare a telefono con Franco RICCIARDI. Ad un certo punto Tonino passa il telefono a Franco RICCIARDI. Questi sul palco mette il telefono in viva voce. Carlo saluta i partecipanti alla festa. Tutti al sentire la voce di Carlo fanno anche un lungo appaluso. Carlo poi chiede una dedica per una canzone. Franco RICCIARDI gliela canta e il nipote di Carlo, Tonino gliela fa sentire in viva voce. Tonino dice a Carlo che lo saluta anche Annalisa (Gargano). Franco RICCIARDI riparla con Carlo che rimette il telefono in viva voce. Carlo dice che da un bacio a tutti i partecipanti saluta tutti e dal pubblico parte un applauso.
Carlo con il nipote Tonino che gli racconta della festa ma soprattutto dell’intervento di Carlo in viva voce al telefono. Tonino dice che le persone presenti lo ascoltavano con emozione. Carlo poi parla con la madre e la sorella di Tonino. Convenevoli. Carlo poi parla anche con un altra nipote, Silvana che ha il marito in carcere.
Dopo questa “sceneggiata” come scrive il gip Carlo Lo Russo torna a Miano e comincia la “nuova fase” del clan.