Volevano costruire l’Area per lo sviluppo industriale e un centro sportivo a Lusciano violando le regole degli appalti e sottostando alle richieste della camorra del clan dei Casalesi. Ieri, per politici, imprenditori e funzionari, il pubblico ministero della Dda di Napoli, Alessandro D’Alessio, ha chiesto il rinvio a giudizio degli indagati al giudice Enrico Campoli del tribunale di Napoli. Inchiesta sulla zona Pip a Lusciano, quella ricostruita nei racconti-fiume del collaboratore di giustizia Luigi Guida detto O’Drink, ex boss dei Quartieri Spagnoli. Uniche due archiviazioni richieste dai magistrati sono le posizioni di Luigi Cesaro, deputato di Forza Italia ed ex presidente della Provincia di Napoli difeso dall’avvocato Paolo Trofino, e Nicola Turco di Lusciano, ex fedelissimo del deputato Nicola Cosentino. Il parlamentare di Sant’Antimo era stato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d’asta, ma il provvedimento a suo carico venne demolito dal tribunale del Riesame e dalla corte di Cassazione. Sull’archiviazione definitiva dovrà decidere il gip Alessandra Ferrigno. Per i fratelli imprenditori di Luigi Cesaro, e cioè Aniello e Raffaele, entrambi di Sant’Antimo, invece, il pm ha chiesto il processo, così come per gli ex sindaci di Lusciano che si sono succeduti nel tempo, Isidoro Verolla, e Francesco Pirozzi. Stessa istanza per Nicola Ferraro, l’ex consigliere regionale di Casal di Principe difeso dai legali Giuseppe Stellato e Giovanni Cantelli. Tra gli indagati, c’erano anche Nicola Mottola e Francesco Pezzella. Stralciate, invece, le posizioni di Vincenzo Salernitano di Lusciano e Salvatore Spenuso di Casal di Principe, mentre un altro imputato di Santa Maria Capua Vetere è deceduto prima di veder terminata la sua storia giudiziaria. Dalla turbativa della gara d’appalto, il via libera concesso al clan dei Casalesi, stando all’accusa, di entrare a pieno titolo nell’impresa di costruire un impianto sportivo grazie alle ditte considerate sponsorizzate dalla camorra: questa l’accusa contestata, a vario titolo, agli indagati. Nel mirino degli inquirenti, era finita anche la società “Cesaro Costruzioni Generali” di Sant’Antimo. Per il boss Francesco Bidognetti e Luigi Guida, giudicati con il rito abbreviato, il pm ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione per il primo e due anni e sei mesi per Guida.
(fonte il mattino edizione caserta)