Napoli, 17 anni in carcere per un omicidio non commesso: tornano liberi i cugini Di Meglio

Diciassette anni in carcere da innocenti e  ora possono tornare in libertà i due  cugini omonimi Umberto Di Meglio ’o magone e ’o sfregiato, dei Quartieri Spagnoli accusati di aver assassinato nel 1999 Francesco Di Biasi. La loro incredibile vicenda giudiziaria viene raccontata dal quotidiano Il Roma in edicola oggi. All’epoca avevano 23 e 30 anni, e alle spalle alcuni piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio. I loro nomi non risultavano però in alcun modo organici, né tantomeno accostabili, agli ambienti della criminalità organizzata. Nonostante ciò furono destinatari di un decreto di fermo: sul loro capo pendeva l’accusa di essere gli esecutori materiali di un omicidio clamoroso avvenuto in un basso dei Quartieri. Il 30 marzo di quell’anno fu infatti assassinato Francesco Di Biasi detto “’o patriarca”. Per quel delitto i cugini Di Meglio, entrambi con il nome Umberto, uno di 23 anni e genero di Michele Elia detto “’e tribunale”, l’altro di 30 anni, finirono alla sbarra. Nonostante avessero professato a più riprese la propria innocenza, entrambi furono condannati a 25 anni di carcere dopo tre gradi di giudizio. Il primo momento di svolta, dopo 17 anni di inferno, è arrivato nel gennaio di quest’anno grazie al lavoro chirurgico svolto dall’avvocato Giuseppe De Gregorio. A inizio 2016 il giudice per le udienze preliminari di Napoli ha infatti riconosciuto come colpevole un’altra persona: Nicola Di Febbraro, detto “Nicolino”, capo degli ex Misso del rione Sanità e poi scissionista nella faida con i Torino. Quest’ultimo ha così incassato trent’anni di reclusione, confessando tra l’altro di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio Di Biasi. Sono stati oltre dieci i collaboratori di giustizia che lo indicavano come il responsabile dell’agguato e scagionavano i cugini di Meglio, ma ci sono voluti otto anni prima di arrivare a una sentenza di condanna in contrasto con quella che aveva precedentemente inchiodato i cugini Di Meglio. Per lo stesso omicidio era accusato anche l’altro componente del commando, Francesco Sabatino, ucciso però ancor prima che la giustizia riuscisse a fare il proprio corso. Ad accusarlo fu il padre, Ettore, ex capoclan e oggi collaboratore di giustizia. Ieri, dopo la precedente sospensione dell’esecuzione della pena, la vicenda è finalmente giunta al capolinea. La quarta sezione della Corte di Appello di Roma ha definitivamente assolto i Di Meglio, entrambi difesi dal penalista Giuseppe De Gregorio. Resta un ultimo fronte caldo, quello legato al maxi risarcimento che i cugini si apprestano a chiedere allo Stato italiano. La richiesta compensativa, alla luce dell’arco temporale impiegato dalla giustizia prima di venire a capo dell’impasse, si preannuncia già milionario.

 

(nella foto Nicola Di Febbraro, il vero killer reo confesso)

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