Omicidio Malapena a Ponticelli, il boss D’Amico “fraulella” evita l’ergastolo. Il racconto del pentito

Ha evitato l’ergastolo il boss di Ponticelli, Giuseppe D’Amico detto “Fraulella”. Per lui solo 30 anni di carcere per l’omicidio di Alessandro Malapena detto”Cipolla”. Il giovane emergente del clan De Micco fu ucciso la sera del 27 agosto del 2013 in viale Margherita a Ponticelli e freddato davanti a una telecamera fissa. Con il boss era imputato anche il pentito Gaetano Lauria che di anni ne ha incassati 15 invece che 16.I l boss ha evitato l’ergastolo confessando l’omicidio in aula anche se del resto già era stato incastrato dalle indagini della polizia e dalle confessioni dei pentiti Gaetano Lauria e Giovanni Favarolo detto “giuann ‘o boss”. Quest’ultimo per lo stesso omicidio ha già incassato 14 anni e mezzo di carcere insieme con un altro imputato Vincenzo Aprea che all’epoca dei fatti era minorenne. Ma dopo l’operazione “Delenda” con gli 89 arresti avvenuti nella notte tra domenica e lunedì al rione Conocal che ha smantellato il clan D’Amico è venuto fuori che ci sono altri indagati per il concorso nello stesso omicidio. E si tratta di Salvatore Ercolani, detto Chernobyl marito della defunta boss Nunzia D’Amico, Giacomo D’Amico e Vincenzo Vacca. I tre insieme con la donna assassinata lo scorso anno avevano partecipato al summit organizzativo dell’omicidio come ha raccontato il pentito Favarolo:

“Il giorno dell’omicidio ci siamo incontrati a casa di Nunzia D’Amico, io, “Peppino fraulella” che sarebbe Giuseppe D’Amico, Gaetano Lauria e “Pisellino” di cognome Aprea, figlio di Gennaro Aprea, Salvatore Ercolani e Giacomo D’Amico. Ci vedemmo per decidere cosa fare nei confronti di Gennaro Volpicelli, Salvio “Bodo” che sarebbe Salvatore De Micco, Enea De Luca, Omar di cui non ricordo il cognome, il figlio del “Miobabbo”, Roberto Boccardi e “Cipolla”, Alessandro Malapena. Il loro gruppo infatti, voleva farci chiudere e piazze di spaccio al Conocal e le bancarelle di sigarette, e ci voleva ammazzare. Nel corso della riunione decidemmo di vendicarci…quella sera siamo scesi io, D’Amico, Lauria ed Aprea. Siamo scesi con l’idea di uccidere qualcuno. Quando stavamo sopra si parlava di fare qualcosa contro questo clan, di prendere provvedimenti, di ammazzare. Era una cosa precisa quella che si diceva. Io guidavo lo scoter sul quale viaggiava D’Amico. Quando arrivammo davanti a questi ragazzi, io rallentai, D’Amico era alzato sui pedalini. Con la mano sinistra si appoggiava alla spalla e con la mano destra sparava. Ha mirato a sinistra , perché i ragazzi stavano alla nostra sinistra, e ha sparato. Ma non sapevamo se avevamo ucciso qualcuno. Solo verso l’una di notte un mio amico mi disse che era morto Malapena”.

(nella foto la zona dove è avvenuto l’omicidio e nei riquadri, da sinistra il boss Giuseppe D’Amico fraulella e la vittima Alessandro Malapena)


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