“Io e Ciro stavamo giocando a biliardino, è entrato un uomo con il cappuccio della felpa che gli nascondeva il viso. Questa è una rapina, ha urlato”: una ragazzina di 15 anni, amica di Ciro Colonna, il 19enne ucciso nel Circolo del lotto O, nell’agguato di martedì pomeriggio racconta al quotidiano Il Mattino gli attimi atroci dell’agguato a Raffaele Cepparulo, il barbudos, vero obiettivo dei killer. Il giorno dopo la morte di Ciro Colonna si cerca di capire se il ragazzo è una vittima innocente della camorra oppure legato in qualche modo al mondo in cui aveva scelto di vivere Cepparulo. La ragazzina racconta cosa è accaduto in pochi istanti in quel circolo ripercorrendo gli ultimi attimi di vita di quell’amico con il quale stava giocando a biliardino. “Erano in due, sono entrati da due porte diverse – dice la 15enne – Uno, quello che ha ucciso Raffaele, è entrato dalla porta sul retro, l’altro da quella principale – Nel circolo c’erano diverse persone: chi chiacchierava, chi giocava a carte, chi a biliardo. Quando l’assassino ha sparato la prima volta siamo scappati tutti, anche Ciro. Ma gli sono caduti gli occhiali, si è calato per prenderli, quando si è rialzato l’altro bandito gli ha puntato l’arma contro e ha fatto fuoco”. Secondo la giovane testimone, Raffaele Cepparulo era già morto e dunque non sarebbe veritiera la ricostruzione secondo la quale il ‘barbudos’ si sarebbe fatto scudo con Ciro per sfuggire alla morte. Fatto sta che gli amici del 19enne, colpito a morte, tentano di salvarlo. Ciro viene caricato su un’auto e portato poco distante a Villa Betania ma quando è arrivato in ospedale era già morto. Enzo, il ragazzo che ha tentato i soccorsi racconta: “Quando l’ho visto io il volto era intatto. Poi, ha tirato un sospiro ed è schiantato”. Gli amici di Ciro non si rassegnano alla morte del ragazzo e tentano di spiegare perchè si muore ammazzati per sbaglio in un circoletto ‘arrangiato’ del quartiere Ponticelli, alle porte di Napoli. Ci si arrangia con il lavoro ma anche con la vita, nel senso che si passa il tempo in posti come il circoletto del Lotto O perchè non c’è altro oltre quello e la parrocchia del quartiere. “Ci dite che è una colpa passare il pomeriggio in una specie di bar che non è nemmeno un bar ma un posto inventato tra amici. E va bene. E allora diteci anche: che dobbiamo fare? Come dobbiamo consumare le giornate? Guardatevi intorno. Vedete negozi, pub, pizzerie, piscine, campi sportivi? E no, non vedete niente perché qua niente ci sta. Solo il Sert che di mattina è affollato di tossicodipendenti. E la parrocchia. E poi? E poi niente. E allora ditecelo voi, che dobbiamo fare quando abbiamo finito di faticare? Non dobbiamo nemmeno scendere da casa? Dobbiamo vivere tra quattro pareti? Ma lo capite che non abbiamo nemmeno venti anni? Come Ciro che ne aveva 19 e che aveva diritto a vivere”. I ragazzi provano a giustificare anche la presenza di Raffaele Cepparulo nel quartiere: “Era uno dei tanti, arrivato da poco, lo conoscevamo a stento. Se veniva al circolo dovevamo cacciarlo?”. Nessuno di loro avrebbe avuto il potere di ‘scacciare’ il ‘barbudos’ indesiderato. E allora i ragazzi provano a far capire che Ciro Colonna non c’entrava nulla con la guerra di camorra in atto a Napoli. “Noi siamo cresciuti insieme – ha detto Enzo a Il Mattino – io e Ciro ci conoscevamo dalle scuole elementari. Abbiamo vissuto a pochi metri di distanza: se avesse fatto qualcosa di male sarei stato il primo a saperlo. Martedì pomeriggio dovevamo vederci, io ho fatto tardi al lavoro, quando sono arrivato c’era tanta gente per strada. E mi hanno detto subito: hanno ammazzato Ciro”. “Mi aveva mandato un messaggio Ci vediamo? ma io dovevo andare alle Poste e lui non voleva uscire perché pioveva. – dice Antonio un altro amico – Ci incontriamo più tardi ci siamo accordati. Quando sono tornato nel rione lui già non c’era più”.
A ricordare Ciro Colonna anche Rosaria D’Angelo, la professoressa dell’istituto superiore “Rocco Scotellaro” di San Giorgio a Cremano che era stata l’insegnante del ragazzo fino a quando il giovane non aveva deciso di ritirarsi e che invece ha parlato con il quotdiano Il Roma: “No, non puoÌ€ essere Ciro. Lui era bravo ragazzo. Scrivetelo – dice la prof – che lui con quella monnezza non centra niente”. Ciro Colonna viene descritto come un bravo ragazzo, dotato ma svogliato, aveva detto che non voleva andare a scuola e per convincere i genitori, una famiglia molto attenta, si era fatto bocciare due volte al primo anno. “Era intelligente – dicono i professori – aveva della capacitaÌ€ enormi ma poca voglia di studiare. Era un buono, sempre disponibile e mai fuori dalle righe. Ricordo i lunghi pomeriggi per i corsi di recupero di matematica . Era un ragazzo splendido. Come non ricordare il suo sorriso e la sua voglia di vivere. Siamo incredule – ripetono le docenti – era un ragazzo seguito dalla famiglia e i genitori spesso venivano a scuola per capire come andavano le cose”.