Torre Annunziata, faida contro i Limelli-Vangone: confermato l’ergastolo per Umbertino Onda

Confermata in Appello la condanna all’ergastolo per il boss killer  Umberto Onda per il duplice omicidio di Carlo Balzano e  del cognato Angelo Scoppetta uccisi a Torre Annunziata il 29 settembre del 2004. Sono state le dichiarazioni e le accuse in aula di un altro killer ma pentito del clan Gionta, Michele Palumbo “munnezza” ad incastrare “Umbertino” che per un lungo periodo è stato il reggente della cosca dei Valentini. Secondo Palumbo le due vittime Carlo Balzano e Angelo Scoppetta furono attirati un una trappola del clan Gionta. I “Valentini” volevano solo la morte di Balzano perché “lui è inaffidabile, assume iniziative non gradite. Incassa uno stipendio da 2mila euro al mese ma a volte impone il pizzo di propria iniziativa”. E il 29 settembre del 2004 nei pressi della Basilica della Madonna della Neve,  Umbertino Onda compie la missione di morte. Ma Angelo Scoppetta non doveva morire si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ha spiegato il pentito Palumbo alla Dda: “Volevo uccidere io Carlo Balzano, Umberto Onda non doveva partecipare al raid. Se avessi sparato, Angelo Scoppetta, che stava lì per caso, non sarebbe morto”. Poi la stesso Palumbo ha svelato altri due omicidi: “Non ho ucciso Liberato Ascione. Gli ha sparato Aniello Nasto, ammazzandolo davanti al figlio. L’omicidio era un favore che il clan faceva al boss Francesco Casillo ‘vurzella’. Fu deciso a casa sua. Io volevo uccidere solo Carlo Balzano. Chi ha sparato a Domenico Scoppetta? Io e da vicino, il sangue mi schizzò la camicia. La gente in strada mi guardava. Non capivo perché, poi vidi uno specchio. Umberto Onda sparò quando lui era già morto”.  Ascione fu ucciso l’8 settembre del 2004 nella concessionaria «Euro Cars» di via Settetermini, al confine tra Torre Annunziata e Boscoreale. Liberato Ascione, ‘o russo, era un pezzo grosso del clan Limelii-Vangone, un ex dipendente delle poste di Boscoreale. Era uscito dal carcere di Belluno da tre settimane. Quel pomeriggio era uscito con il figlio di 13 anni per comprare un’auto per festeggiare i 15 anni di matrimonio. Aveva scelto un’Audi A3 ma non riuscì nemmeno a provarla perché Palumbo gliscaricò addosso una raffica di piombo. Il 2 settembre 2005 Palumbo uccide nel rione Penniniello, Scoppetta Domenico, fratello di Angelo: furono esplosi ben 37 proiettili contro il bersaglio, 20 a segno. Per Palumbo la Corte di Assise di Appello ha stabilito la condanna a 22 anni di carcere per l’altro pentito Aniello Nasto invece 14 anni.


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