Ha ammesso le proprie responsabilità ma ha escluso la partecipazione del figlio all’agguato di sabato scorso. Le prime dichiarazioni di Giuseppe Palo, alias Peppe o’ zingariello, vengono riscontrate dai carabinieri del reparto territoriale e dai colleghi della stazione di Angri. Si è costituito mercoledì pomeriggio dopo una fuga durata tre giorni. Fuggiva da un’ordinanza emessa dal gip Luigi Levita per duplice tentato omicidio ai danni di Rosario Rega e Luigi “Omar” Coppola. Il 52enne Palo ha spiegato agli inquirenti i motivi che l’hanno spinto a “punire” i due 35enne angresi, motivi e dettagli che in queste ore vengono valutati dagli inquirenti. Palo si è costituito, mercoledì pomeriggio, alla stazione di Angri, assistito dai suoi avvocati Michele Avino e Luigi Calabrese. È stato tre giorni in “pineta”, così ha riferito nel momento in cui è entrato in caserma. E ha deciso di rendere delle dichiarazioni dettagliate su quanto accaduto sabato pomeriggio. «Sono stato io a sparare, ma mio figlio non c’entra». Ha fornito degli indizi che potranno essere valutati nel corso delle indagini sia sulla dinamica dell’agguato, sia sul movente che ha armato la sua mano. Un movente legato a pregressi dissidi con Rosario Rega in particolare. Sulla partecipazione del figlio non ha avuto esitazioni: Antonio Roberto Palo non guidava la moto. Era un albanese che Palo conosce e di cui ha fornito il nome con il quale è conosciuto in paese. D’altronde Peppe Palo ha spiegato che la moto utilizzata sabato pomeriggio è la sua e ha fornito indicazioni per ritrovarla. Non ha consegnato però la pistola utilizzata per sparare a Rega e Coppola. Probabilmente lo farà nei prossimi giorni. Dopo aver reso dichiarazioni spontanee, il 52enne è stato trasferito nel carcere di Fuorni dove verrà interrogato nei prossimi giorni. In quella circostanza potrà fornire ulteriori dettagli sul movente e sulle circostanze che lo hanno spinto ad armarsi e a cercare Rosario Rega e il suo amico. Su un altro particolare, Palo ha molto insistito: non voleva uccidere. Tant’è che dopo averli feriti non ha infierito pur avendone la possibilità. Doveva essere una punizione esemplare. E così è stato. Rosario Rega e Luigi “Omar” Coppola erano stati raggiunti nei pressi dello sportello bancoposta di piazza Madonna delle Grazie e colpiti entrambi alle gambe. Palo aveva inseguito Rega nella pasticceria colpendolo ancora. Entrambe le vittime sono state operate all’ospedale Umberto I per l’estrazione dei proiettili che li avevano raggiunto alle gambe. Il pm Mafalda Daria Cioncada contesta a Giuseppe e Antonio Roberto Palo l’accusa di duplice tentato omicidio.(r.f.)
(nella foto il luogo dell’agguato ad angri e nei riquadri a partire dalla sinistra in alto, il killer Giuseppe Palo, il figlio Antonio e i due feriti Rosario Rega e Luigi Omar Coppola)