Mancato arresto del sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, con il fratello e Luigi e Gennaro Ridosso: a ottobre i giudici del Riesame dovranno valutare l’appello del pm Vincenzo Montemurro. Insiste nella richiesta di arresto per scambio di voto politico-mafioso, la Procura di Salerno che contesta la decisione del Gip Donatella Mancini. Un appello basato sulla configurazione del reato, ma anche sugli elementi emersi nel corso delle indagini. Nel mirino le consultazioni del 2013, per le amministrative, e quelle del 2015 per le Regionali. Per entrambe Aliberti avrebbe chiesto l’appoggio dei Ridosso-Loreto. Nel 2013 il clan sostenne una lista ‘Grande Scafati’ ispirata da Raffaele Lupo e che in prima battuta doveva prevedere la candidatura di Andrea Ridosso, il giovane laureato figlio di Salvatore che poi verrà assunto nel piano di zona su interessamento di Aliberti. In quella lista fu eletto Roberto Barchiesi, attuale consigliere di maggioranza, punto di riferimento della cosca di Alfonso Loreto – indagato per il quale non è stata chiesta la misura – e Gennaro Ridosso. Oltre a contrattare l’affidamento di appalti pubblici, il gruppo criminale cerca di posizionare i suoi uomini nei centri nevralgici di potere. Secondo la Procura, proprio a fronte di questo patto pre-elettorale, concordato a casa di Aliberti nella fase di preparazione delle liste elettorali, i Loreto-Ridosso con l’aiuto di Barchiesi e l’intermediazione di Nello Longobardi, già vittima di estorsione dei rampolli del clan, la nomina di Ciro Petrucci all’interno dell’Acse. Era stato proprio Loreto a tirare in ballo anche Nello Longobardi, l’imprenditore conserviero, per nove anni all’Acse ‘pur sapendo – dice il pentito Loreto – che pur senza cariche costui è un uomo potente che influisce sul sindaco. In particolare Luigi Ridosso propose di mettere un nostro uomo all’interno dell’Acse e fu così che pochi giorni dopo Nello Longobardi fece nominare attraverso il sindaco un nostro uomo come vice-presidente dell’Acse, ovvero Ciro Petrucci”. Il 21 aprile scorso, Longobardi viene convocato dalla Dda per essere sentito a riscontro delle dichiarazioni di Loreto e l’imprenditore conferma gran parte delle rivelazioni del pentito. Messo dinanzi all’evidenza delle contestazioni, però, Longobardi – assistito dall’avvocato Giovanni Annunziata – rivela di essere stato vittima del clan per diversi anni, costretto a pagare tangenti, attraverso l’appalto per la pulizia delle sue aziende. Lavori mai eseguiti dalle imprese che facevano capo ai Loreto-Ridosso, ma pagati egualmente dopo l’emissione di fatture. Longobardi, il cui verbale è ancora in parte secretato dall’antimafia, risulta tra le vittime della cosca.
Il patron dello Scafati basket e industriale conserviero è uno dei testimoni dell’accusa nel procedimento aperto contro il sindaco Aliberti, il fratello e i due cugini Ridosso. Era lui il tramite, utilizzato dal clan per intercedere con l’amministrazione comunale. Lo ribadisce Alfonso Loreto più volte, tanto che il pentito racconta anche di episodi specifici, in particolare per le consultazioni elettorali 2013 e 2015. “Nel 2013 era candidato mio nipote Diego Chirico – rivela invece Longobardi al pm Montemurro – che è stato eletto e fa parte dell’amministrazione. Il gruppo Ridosso-Loreto aveva una civica e il loro consigliere era Barchiesi. Nel settembre 2014, il sindaco Aliberti mi chiese – sapendo che i Loreto-Ridosso controllavano Barchiesi – di fargli cambiare idea sulla nomina di Alfredo Berritto nell’Acse. Feci chiamare a telefono Luigi Ridosso e lo feci venire in azienda, Luigi Ridosso mi disse che avrebbe chiamato Barchiesi e gli avrebbe parlato. Tramite Luigi Ridosso, mi fu fatto il nome di Ciro Petrucci”. Ridosso jr e Petrucci stavano spesso insieme lo testimoniano le numerose telefonate individuate dagli inquirenti. Ma Petrucci e i Ridosso organizzarono anche una riunione elettorale a casa di Anna Ridosso, nei pressi dello stadio Comunale, per supportare Monica Paolino alle Regionali. Concordano sul punto Loreto e Longobardi: “Erano presenti circa 100 persone” che vennero chiamate da Andrea Ridosso e dallo stesso Petrucci a raccolta per far votare la moglie del sindaco.