Crac Deiulemar, la Cassazione boccia gli armatori: via libera ai risparmiatori per “aggredire” i beni personali

Arriva finalmente una buona notizia per i creditori della fallita Deiulemar. La Corte di Cassazione infatti ha respinto il ricorso presentato dagli armatori contro la costituzione della società di fatto, ritenuta operante in parallelo rispetto al gruppo fallito nel maggio del 2012. Una società fatta fallire dal tribunale di Torre Annunziata, che aveva stabilito come l’ex amministratore unico Michele Iuliano e gli altri sette armatori a vario titolo finiti al centro del processo penale avessero operato per distrarre i fondi dalle casse di via Tironi per smistarli in altri affari non legate al gruppo. La Cassazione ieri ha sciolto ogni dubbio sui quattro ricorsi presentati a più riprese dagli appartenenti alle tre famiglie fondatrici del gruppo: rigettati i procedimenti avviati prima dalla vedova di Giovanni Battista Della Gatta, Lucia Boccia; poi dai tre figli Pasquale, Angelo e Micaela Della Gatta; quindi dalla vedova e dalla figlia di Michele Iuliano, Maria Luigia Lembo e Giovanna Iuliano; infine da Leonardo Lembo, figlio dell’unico fondatore della Deiulemar ancora in vita, Giuseppe Lembo. Si tratta dell’ultimo atto su una vicenda ritenuta fondamentale per le sorti dei risparmiatori, che puntano sulla società di fatto per riavere buona parte dei soldi investiti nei presunti bond della compagnia di navigazione. La prima sezione civile della Corte di Cassazione (presidente Aniello Nappi) non solo ha rigettato ogni punto dei ricorsi, ma ha anche condannato ognuna delle parti resistenti alle spese per 20.200 euro, oltre 200 euro per esborsi, oltre accessori e rimborsi. Soddisfazione a nome degli investitori viene espressa dal rappresentante dell’associazione nazionale consumatori, Antonio Cardella: “La sentenza della Corte di Cassazione è arrivata persino in anticipo rispetto ai tempi previsti, ha confermato ciò che avevamo programmato e prefissato, fin dall’inizio della vicenda, come uno degli obiettivi da perseguire con tenacia. Personalmente ho sempre ritenuto che la via maestra da percorrere fosse quella del fallimento della società di fatto, ovvero di tutte quelle società, beni compresi, fittiziamente intestate ad altri soggetti ma palesemente ricollegabili ai falliti. È chiaro che la strada è ancora lunga ma, oserei dire, certamente sono diminuite le ripide salite. Ai risparmiatori chiediamo una sola cosa: continuare, così come hanno fatto finora, ad avere pazienza e fiducia; sono certo che i risultati arriveranno, a prescindere da ogni previsione sui tempi e sulle percentuali di recupero, al momento non ipotizzabili”.


Articolo precedenteAcquisto a Roma di un gommone con assegno “ballerino” da 50 mila euro: denunciati due napoletani e un salernitano
Articolo successivoCalvizzano: da fuoco a rifiuti tossici, bimba di un anno intossicata e trasportata al Santobono