Nuova mazzata nei confronti dei clan di Ercolano. Due ergastoli sono stati comminati ieri in due sentenze diverse nei confronti di Natale dantese, boss della cosca Ascione-Papale, e nei confronti di Lorenzo Fioto esponente di primo piano dei “nemici” Birra-Iacomino. Entrambi rispondevano di essere i mandanti di due dei tanti omicidi che hanno insanguinato Ercolano nella metà degli anni Duemila. Quello di Giorgio Battaglia, uomo dei Birra-Iacomino, massacrato a piazza Pugliano nel 2009 che era in pratica una risposta all’omicidio di Salvatore Oliviero, uomo degli Ascione -Papale, avvenuto nel 2001 dinanzi al “King Bar” di via Panoramica di Ercolano e del quale lo stesso Battaglia era stato esecutore materiale. Una vendetta attesa e consumata dopo 5 anni. Fine pena mai per entrambi. E’ stato uno dei tanti pentit ercolanesi, Ciro Gaudino, a raccontare agli investigatori tutti i dettagli dell’omicidio Battaglia.
“Ricordo che l’omicidio venne commesso di domenica e io ebbi l’incarico di uccidere il Battaglia solo il venerdì sera precedente. Ricordo che quel venerdì io rientrai ad Ercolano da Città della Pieve, dove a quell’epoca lavoravo come carpentiere. Quando entrammo in piazza Pugliano io avvistai il Battaglia e, da qualche decina di metri di distanza, alzandomi sui pedali del motociclo, cominciai a far fuoco contro di lui. Ricordo che sparai, in prima battuta, tre colpi, uno dei quali, se non erro, lo attinse al tronco perché io notai che i suoi indumenti si in- trisero di sangue in quella zona. Battaglia, sebbene colpito, si sbilanciò all’indietro ma poi riacquistò l’equilibrio e tentò di sottrarsi al fuoco che io, intanto stavo continuando a fare verso di lui. Per fare ciò, saltando, fece il giro intorno ad un “Fiorino” bianco poi, tentando di saltare una catena, vi inciampò e cadde. Io, però, avevo già del tutto scaricato il caricatore della pistola che stavo usando, che disponeva di ben 15 colpi. Passammo col ciclomotore vicino al Battaglia, che ormai era stramazzato al suolo. Io dissi a chi era alla guida: “accelera, che tanto è morto”.
