Era “Donna Assunta” il vero capo del clan Ascione-Papale di Ercolano per anni in guerra con i “nemici” Birra-Iacomino. Per l’anagrafe Immacolata Adamo, la moglie del defunto boss e fondatore della cosca di Ercolano, Raffaele Ascione detto ‘o lungo è finita in carcere ieri insieme con altri 23. Il quadro che viene delineato dagli investigatori della Dda di Napoli nelle 309 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare è quello di un capo senza pietà e senza scruopli. Non a caso il pentito (uno dei 15 che hanno collaborato alle indagini) Salvatore Fiore nel verbale del 6 ottobre 2014 spiega agli investigatori che la incontrò a casa del figlio e che si “complimentò con lui per gli omicidi commessi nell’interesse del clan e lo spronava ad andare avanti così”. Mentre Giovanni Savino pentito del clan Birra cugino dei fratelli Stefano e Giacomo Zeno ha raccontato agli investigatori che dopo l’arresto del boss Raffaele Ascione la moglie organizzò un incontro con i fratelli Zeno per raggiungere un accordo tra tutte le organizzazioni criminali di Ercolano. L’incontro avvenne a casa di “donna Assunta” ed, oltre a lui stesso, erano presenti Costantino Iacomino, Alfio Papale, tale Gigino “o guaglione”, Lello Ascione , Giorgio Di Bartolomeo e Antonio Birra. In quell’occasione si decise che le attività criminali in Ercolano sarebbero state gestite unicamente dalla famiglia “Birra” e dalla famiglia “Papale”, le quali tuttavia avrebbero dovuto corrispondere alla famiglia “Ascione”, ed in particolare alla moglie del boss, la somma di 25.000 euro al mese. L’accordo infattì duro poco più di un mese. Infatti Gerardo Sannino altro pentito del clan Birra ha spiegato agli investigatori come era saltato l’accordo tra gli Ascione e i Birra dopo l’omcidio di Giuseppe Infante cognato del boss Giovanni Birra. Sannino ha spiegato agli investigatori che in forza dell’accordo tra le due cosche in guerra il controllo delle attività illecite in Ercolano sarebbe dovuto passare ai “Birra”, i quali, però, avrebbero dovuto provvedere al sostentamento ed alle spese legali anche della famiglia Ascione. Immacolata Adamo nonera soddisfatta dei soldi che venivano loro dati e a suo dire che non bastavano per le loro
esigenze: Spiega Sannino in particolare, che Antonio Birra e salvatore Viola portavano trenta milioni a casa di “Donna Assunta” la quale, però, li rifiutava perché erano troppo pochi. Nel corso della stessa giornata, a causa di tale rifiuto, a casa dell’Adamo andò il boss Stefano Zeno il quale intendeva evidenziare i rischi che i “Birra” si erano accollati per raccimolare quella somma. Zeno però si alterò per l’atteggiamento dell’Adamo e poneva fine all’accordo in questione riprendendosi i soldi.