Nonostante una piccola riduzione di pena è arrivata la stangata in Corte di Appello per Maria Giovanna Caiazzo conosciuta come “amore” e figlia del boss del Vomero, Antonio. Tutti condannati i componenti del clan arrestati nel novembre del 2013 e che avevano messo sotto scacco commercianti e imprenditori del Vomero. Il boss, nonostante il 41 bis, dava ordini dal carcere alla figlia che era diventata la reggente della cosca. Per lei ieri è arrivata la condanna a 14 anni di carcere con l’accusa di associazione camorristica, estorsioni ed altro. Piccola riduzione di pena anche per Gennaro Russo che da 12 eÌ€ passato a 11 anni di carcere. Beniamino Catuogno, condannato a 6 anni e 8 mesi. Poi Amodio Ambrosino condannato a 6 anni e 10 mesi. Gennaro Russo, eÌ€ stato condannato a 12 anni, Giancarlo Menna a 10 anni e 8 mesi. Schiacciata dalle intercettazioni telefoniche e dalle indagini della squadra mobile di Napoli il boss ha anche provato nel corso del processo a scagionare la figlia senza successo.
Questi i tesi di alcuni sms inviate dalla donna e che sono alla base dell’inchiesta e del processo. “Dipende quanto ti dà , se ti dà dieci massimo domani, bene, altrimenti ospedale”, scrive a Amodio Ambrosino, detto il Maranese, che sembra quasi compiaciuto: “Sono otto mesi che non sfogo” (la polizia traduce così: «Sono otto mesi che non picchio qualcuno»). Poi: «Se viene meno, mandatelo in ospedale…», «Mangiate prima e poi andate, dopo le nove». Trattativa serrata, alla fine affiora un momento di incertezza da parte del presunto picchiatore: «Ma se ti dà poco, che faccio? Proseguo con la testa o con il braccio? (circa le condizioni del pestaggio)».
C’è un giornalaio che se l’è passata male negli ultimi tempi, ha avuto il fiato sul collo degli amici del Vomero. E ci sono riscontri anche a rovistare nei tabulati telefonici di schede che sembravano coperte, a prova di indagini: «Sei andato a prendere i giornali?», dice provando a criptare il senso del messaggio, fino a quando poi, non perde la pazienza e si lascia andare a un più esplicito messaggio: «A proposito del giornalaio – si legge – trova questo e scannalo». Più o meno lo stesso brutto quarto d’ora che potrebbe essere toccato a un altro negoziante del Vomero, con un sms che arriva al cellulare di un altro soggetto del presunto gruppetto di Cappella Cangiani: «Vatti a fare una pulizia al viso dal barbiere», si legge negli atti acquisiti dalla Dda di Napoli.