Il branco di San Valentino aveva pianficato la violenza sessuale: avevano tutti comprato lo stesso preservativo

«Era intenzione di tutti aver rapporti sessuali con la ragazza, con o senza volontà una determinazione, condivisa fin dall’inizio da tutti gli indagati»: il giudizio del Tribunale del Riesame sui cinque minorenni del branco che hanno violentato la ragazzina 14enne di Sarno è senza appello. Un’ordinanza dura che condanna la violenza avvenuta il 26 giugno in un garage di San Valentino, ma che lascia una flebile attenuante a Michele (il nome è di fantasia), il 16enne che ieri ha ottenuto gli arresti in casa lasciando il carcere di Airola, in Provincia di Benevento, dopo 23 giorni di carcere. I giudici del Tribunale del Riesame non hanno avuto dubbi sugli altri tre – Giovanni, Ettore e Marco (i nomi sono di fantasia) – che attraverso i loro avvocati hanno presentato appello al tribunale per la Libertà per lasciare le strutture carcerarie di Nisida e Airola. Li hanno lasciati in carcere. Il quinto indagato, Giuseppe, non ha presentato alcuna istanza. «I ragazzi con costante intimidazione e anche con la repressione corporea tenevano la parte offesa soggiogata», scrivono i giudici (presidente Pasquale Andria, relatore Antonella Troisi, assistiti dai giudici onorari Oreste Fasano e Bonaria Autunno). Dalla lettura incrociata degli interrogatori emerge che la giovane per quasi tutto il tempo aveva pianto e manifestato di non volere un simile trattamento. La violenza, per i giudici, era premeditata quei ragazzi avrebbero avuto rapporti sessuali con la ragazza «con o senza la sua volontà». Una convinzione ingenerata dal fatto che Ettore aveva raccontato di aver avuto con la ragazzina di Sarno un rapporto sessuale a febbraio. Avevano pianificato l’aggressione, arrivavano, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, in quel garage nei pressi del Sisa di San Valentino e nonostante la ragazzina piangesse loro hanno continuato a violentarla. Avevano acquistato perfino la stessa marca di preservativi. Quelli sono stati ritrovati nelle abitazioni di Giuseppe, Ettore e Marco, durante le perquisizioni avvenute poche ore dopo la violenza in quel box. E se le responsabilità vengono cristallizzate i giudici del Riesame valutano le singole posizioni e l’atteggiamento dei ragazzi dopo l’arresto, concedendo a Michele il beneficio degli arresti in casa. Perché «pur essendo presente dall’inizio, è arrivato nel box solo verso la fine, tanto che la ragazza – scrivono i giudici – lo scagiona, nei suoi ricordi da una partecipazione attiva». Peraltro è stato lo stesso Michele, pur non coinvolto nell’immediatezza dalle dichiarazioni della ragazzina, ad ammettere di avere avuto con la vittima un rapporto orale. Ma i giudici riconoscono in pieno tutte le responsabilità formulate dal giudice per le indagini preliminari Maria Rosaria Minieri nella sua ordinanza. Anche quella del sequestro di persona: il reato più grave del quale devono rispondere i cinque minorenni. «La privazione della libertà – scrivono – concorre con quello della violenza sessuale. La ragazzina è stata condotta con la forza nel garage, presa di peso, per violentarla nonostante lei urlasse e piangesse». Esiste per i giudici del Riesame la «spiccata capacità criminale dimostrata dai giovani», così come aveva sostenuto il gip. «Nonostante i pianti e i singhiozzi nessuno di loro si è astenuto dall’abusarne, perpetrando le violenze per circa un’ora». E poi ancora una volta i giudici stigmatizzano la strategia difensiva dei cinque minorenni quando hanno sostenuto che era «una di facili costumi» facendo presumere che la 14enne fosse consenziente. Esiste, inoltre, l’elevato rischio che i ragazzi messi in libertà possano commettere altre azioni simili. «L’episodio manifesta un disprezzo per la vittima – scrivono i giudici – e una cinica indifferenza per il suo profondo disagio, anche connesso con la fase del ciclo mestruale». Pur trattandosi di minorenni l’unica misura più adeguata è il carcere. Motivi che lasciano poco scampo alle attenuanti, quelli scritti dai giudici del Riesame nella loro ordinanza. Nessuna richiesta, in merito a una misura alternativa al carcere può essere accolta per Ettore, Marco e Giovanni che insieme a Giuseppe rimarranno, almeno per ore, in un carcere minorile.

Rosaria Federico


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