Il Senato da il via libera all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche contro il senatore Milo per l’inchiesta sulle false fatture

Nello stesso giorno in cui il Senato ha salvato Silvio Berlusconi non concendendo l’autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni telefoniche tra l’ex premier e le cosiddette Olgettine ha bocciato invece il senatore del Gal, Antonio Milo, ex sindaco di Agerola, ex consigliere regionale e da anni “potente dominus politico” dei Monti Lattari e della zona stabiese. A scrutinio segreto l’aula ha votato a favore dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche nell’inchiesta  sul centro Fisiodomus di Casavatore in cui oltre a Milo sono coinvolti l’ex sindaco del comune alle porte di Napoli e l’ex deputato del Pdl Marco Pugliese. “Le fatture me le vuoi dare o devo parlare con Tremonti?”. “E le fatture me le vuoi fare, o ti devo denunciare alla Guardia di Finanza?”. A rivolgersi così al titolare di un centro di fisioterapia “fantasma” è il senatore Antonio Milo. Ma il tono non è perentorio né minaccioso, di chi sta reclamando il rispetto delle regole, bensì scherzoso, lasciando intendere che si tratta solo di una finzione perché le prestazioni per le quali si sollecita la ricevuta non sono state mai eseguite e quei pezzi di carta servono solo per ottenere indebitamente il rimborso del servizio sanitario nazionale (assistenza integrativa dei parlamentari). Questo il convincimento dei magistrati della procura di Napoli che hanno indagato Milo e un altro ex parlamentare, il deputato del Pdl Marco Pugliese, per falso e truffa nell’ambito dell’inchiesta sul centro Fisiodomus di Casavatore (Napoli), una struttura che al momento della richiesta di rilascio delle fatture già non era più attivo da tempo. Ma era stata trasformata – così emerge dall’inchiesta – in una sorta di fabbrica di certificati fasulli. Milo è considerato un “cosentiniano“: è iscritto al gruppo Grandi autonomie e libertà, che in alcune occasioni da opposizione è diventata stampella della maggioranza di governo. La presunta truffa ai danni del servizio sanitario: 3960 euro a Pugliese (per prestazioni in favore suo e della madre) e 9160 a Milo (in favore suo, di due figli e della moglie). I fatti contestati si riferiscono a un arco di tempo che va dal 2010 al 2012, quando Milo e Pugliese erano deputati.


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