Assegni posticci, fatture per prestazioni mai erogate ed esecutività dei progetti procrastinate ad hoc per non destare sospetti negli inquirenti. La “cricca stabiese” di Unimpresa non aveva lasciato nulla al caso. Un sistema fraudolento che, grazie anche al placet di alcuni funzionari infedeli, aveva consentito di far fuoriuscire un fiume di denaro pubblico dalle casse della Camera di commercio di Napoli per poi dirottarlo verso le società di proprietà, o quantomeno riconducibili, alla famiglia Longobardi. Un circolo vizioso nel quale la coincidenza degli interessi di controllori e controllati ha finito per generare una voragine era- riale da 1,4 milioni di euro. Il tutto in nome di programmi inesistenti o copia incolla. Il parterre dei raggiri delineato da Procura e Guardia di Finanza oscillava infatti dalle finte manifestazioni na- talizie alle pubblicazioni di volumi già editi, passando per la rendicontazione sovrastimata di corsi e seminari informativi.La Guardia di Finanza ha scoperto “un sistema di suddivisione delle risorse camerali destinate alla promozione che, lungi dall’essere guidato unicamente da considerazioni di merito sui singoli progetti, era più che altro diretto secondo criteri di proporzionalità, legati al “peso” delle varie associazioni rappresentate in Consiglio e ispirati al celeberrimo manuele Cencelli”. A inchiodare il sodalizio criminale al- le proprie responsabilità ci hanno pensato i personal computer utilizzati per le comunicazioni “di servizio”. Le prove di questo metodo spartitorio sono state infatti trovate nell’acquisizione di email e documenti, denominati proprio “Cencelli” che, in relazione a varie annualità contengono, appunto, raffinati schemi di suddivisione delle risorse camerali. “Secondo quanto appreso, anche da fonti testimoniali, questi criteri venivano per ogni intervento finanziario deciso dall’Ente, previo un accordo intercorso tra gli esponenti delle più importanti associazioni e il presidente della Camera”. L’esito di questo modus operandi è presto detto: “La quasi totalità dei finanziamenti in argomento, pur essendo formalmente assegnati per lo svolgimento di corsi di formazione o per l’organizzazione di iniziative di natura benefica, sono stati dirottati e veicolati verso società di proprietà o riconducibili ai soggetti che si sono resi responsabili dei delitti di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata nei confronti dello Stato e abuso di ufficio”. Inizia da qui la parabola discendente di Unimpresa e della famiglia Longobardi.
I COINVOLTI NELL’INCHIESTA
LONGOBARDI Paolo (ai domiciliari) Castellammare di Stabia
LONGOBARDI Vincenzo (ai domiciliari) Castellammare di Stabia
OTTAVIANO Raffaele (a idomiciliari) Napoli residente a Castellammare di Stabia
LONGOBARDI Anna (indagata) Castellammare di Stabia
LONGOBARDI Vincenzo (indagato) Castellammare di Stabia
PIRRÒ Rosario (indagato) Napoli – Chiaia
GIANNINI Francesco Napoli-Chiaia
DI LEVA Filippo Napoli- Vomero
FORTUNATO Giuseppe (indagato) Gragnano
APRILE Maddalena San Gennaro Vesuviano