L’inchiesta sulle infiltrazioni del clan Lo Russo nelle strutture pubbliche della Campania soprattutto con società come la Kuadra che gestivano l’appalto delle pulizie negli ospedali napoletani e nell’Eav continua. Le dichiarazioni inparticolare del secondo dei tre fratelli pentiti, Mario Lo Russo , stanno alzando il velo sul sistema di corruttela organizzato dalla cosca. In un’intercettazione tra gli atti depositati al Riesame nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dai pm Enrica Parascandolo e Henry John Woodcock del pool antimafia, che il 20 giugno scorso ha portato a una serie di arresti tra fedelissimi del clan dei “Capitoni” di Miano si capisce come l’affare rendeva dai 30 ai 40mila euro al mese clan. L’organizzazione camorristica imponeva assunzioni di propri uomini (anche fittizie) nella ditta che si aggiudicava gli appalti e oleava i rapporti con imprenditori e insospettabili per far sì che i lavori fossero assegnati alle ditte di sua conoscenza. Le mazzette erano anche un modo per recuperare crediti e agevolare i pagamenti dei lavori eseguiti negli ospedali ovviando ai ritardi della pubblica amministrazione. C’è, tra i nuovi atti depositati al Riesame, la testimonianza di un imprenditore che ha raccontato di aver “…elargito sistematicamente, a un impiegato del Santobono, almeno in sette o otto occasioni alcune centinaia di euro per velocizzare la liquidazione delle fatture emesse…Avevo bisogno della immediata liquidazione per poter pagare i dipendenti e poiché le banche non mi sostengono abbastanza, avevo la necessità di far anteporre le mie fatture alle altre. Voglio dire che di regola la pubblica amministrazione paga in ritardo ma a fronte del pagamento della tangente l’impiegato mi pagava nei termini»”. Una società cooperativa recuperò 400mila euro di crediti da vari Comuni e puntuale arrivò la visita del clan: “Guarda che ti faccio sparire uno dei tuoi figli e pure il nonno» fu la minaccia per avere una parte dei soldi. I classici metodi mafiosi erano anche quelli utilizzati verso i sindacalisti che non si piegavano subito alle disposizioni degli uomini del clan: “Tu lo chiami, lo fai venire e io me ne vado con lui da quelli di Miano mo’ mo'”. La società Kuadra era per gli inquirenti una sorta di altro “…ramo dell’azienda criminale, …la via per le cose più pulite” di cui parla De Angioletti quando al boss Carlo Lo Russo, (anch’egli pentito da qualche settimana) uscito di galera lo scorso anno e di nuovo al vertice dell’organizzazione, spiega i dettagli dell’affare da abbinare alla droga e alle estorsioni. Ne parla agli inquirenti anche il neo pentito Mario Lo Russo, esponente della famiglia di Miano ed ex capoclan.
(nella foto l’soedale Cardarelli di napoli dove la società Kuadra aveva l’appalto per le pulizie e nei riquadri, Carlo Lo Russo, Mario Lo Russo e Giulio De Angioletti)