E’ mistero sulla voce che circola da alcuni giorni ai Quartieri Spagnoli sul presunto pentimento del boss Marco Mariano. Nel frattempo per evitare “problemi” i suoi più stretti familiari in libertà e residenti nei vicoli a ridosso di via Toledo hanno lasciato in fretta e furia le loro abitazioni. Marco Mariano, “Marcuccio”, starebbe parlando con i magistrati della Dda. Dichiarazioni spontanee a quanto sembrerebbe; quindi non si sa se come aspirante collaboratore di giustizia, status che al momento non può assolutamente essergli conferito, oppure semplicemente per chiarire la sua posizione in merito a vicende processuali in corso. Per il momento non ha revocato il suo avvocato di fiducia tantomeno ieri mattina all’udienza del processo contro la cosca che si è celebrato all’aula bunker Ticino 1 del carcere di Poggioreale il pm Michele Del Prete della Dda di Napoli non ha affatto presentato il boss come collaboratore di giustizia. Il processo si sta celebrando con il rito abbreviato che prevede lo sconto di pena di un terzo. Formula scelta da 33 affiliati degli oltre novanta della cosca colpita dal blitz dello scorso anno. Tutti i Mariano e più stretti fedelissimi dei “Picuozzo” hanno scelto tale formula. Il pm il 20 giugno scorso nel formulare le sue rischieste di condanna ha stabilito in 24 anni di carcere la pena per Marco Mariano. Poi c’è un altro processo e riguarda un omicidio risalente a ben 26 anni: quello di Giuseppe Campagna, ucciso nell’ambito della faida con i Di Biasi-“Faiano”. Due dei responsabili il 20 giugno scorso sono stati condannati: 30 anni a Gennaro Oliva e 15 a Salvatore Terracciano. Assolto invece Salvatore Cardillo, poi diventato “scissionista” dai Mariano. Sono ancora a processo Paolo Pesce e i fratelli Ciro e Marco Mariano. E poi ci sono le dichiarazioni del neo pentito Maurizio Overa che per anni è stato fedelissimo collaboratore di Marcuccio. L’ipotesi di una condanna al carcere a vita deve aver indotto il boss ad intraprendere la strada della collaborazione.