Napoli, mazzette per le case popolari: dipendente comunale licenziato

Napoli. Finì sotto inchiesta per aver intascato soldi in cambio di certificati falsi: è stato licenziato un dipendente del Comune di Napoli addetto al Decrentramento amministrativo Arenella, nonostante il suo processo si è definito con la prescrizione. Nonostante la corte d’Appello di Napoli avesse stabilito il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per il dipendente comunale è scattato il icenziamento senza preavviso. Con la disposizione dirigenziale 67 del 15 giugno scorso il Servizio Autonomo Personale, Ufficio Procedimenti Disciplinari, ha irrogato la dura sanzione. L’uomo era finito sotto processo nel 1998 con l’accusa di aver preso 6 milioni di lire per falsificare stati di famiglia e carte d’identità, retrodatando le date delle residenze e inserendo anche persone già decedute nei documenti. Non solo, tra le accuse gli veniva imputato anche di aver concorso a modificare, con la presunta complicità di un altro dipendente, gli archivi informatici dell’Anagrafe. Il tutto con lo scopo di far ottenere l’assegnazione della casa popolare ad una famiglia di occupanti abusivi che non ne aveva diritto. Finito ai domiciliari nel 2002, il dipendente era stato anche sospeso d’ufficio dal servizio dal Comune di Napoli per circa un anno. Nel 2008, poi, la condanna in primo grado a 2 anni, pena condonata, per alcuni reati, mentre per altri arrivava l’assoluzione, e tutti gli altri venivano invece prescritti. Nel 2014, infine, la Corte d’Appello chiude la vicenda dichiarando di non doversi procedere perché tutti i reati sono andati prescritti.

Il procedimento disciplinare aperto da Palazzo San Giacomo si è chiuso con una sentenza senza scampo: il licenziamento. Secondo il dirigente della Disciplinare ‘Le uniche sentenze penali impeditive dell’avvio del procedimento disciplinare – chiarisce il dirigente della Disciplinare – sono
quelle che accertano l’insussistenza del fatto materiale o che il fatto non è stato commesso dall’imputato. Pertanto la sentenza dichiarativa di non doversi procedere per intervenuta  prescrizione del reato, non solo non esclude il procedimento disciplinare, ma anzi lo sollecita’. Inoltre, aggiunge, ‘il dipendente imputato dei reati di corruzione, falsità materiale in atti pubblici, falsità commessa da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico, falsità di documenti informatici, non risulta abbia rinunciato alla prescrizione per puntare ad una assoluzione piena nel merito. In mancanza di rinuncia e non emergendo circostanze idonee ad escludere l’esistenza del fatto, la sua rilevanza penale e l’attribuzione dei reati all’imputato, il giudice di secondo grado ha dovuto dichiarare l’estinzione dei reati per prescrizione’.

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