Napoli, sequestrato il “tesoretto” del boss Arcangelo Abete

I giudici del Tribunale Misure di prevenzione (collegio formato da Eugenia Del Balzo, Marcella Suma e Alessandra Consiglio) hanno predisposto la confisca del tesoretto del boss degli “scissionisti” Arcangelo Abete. Si tratta di 92.500 euro trovati nella disponibilità della moglie, in una casa di via Ghisleri. Non gli è bastato ammettere la sua responsabilità come mandante di un duplice omicidio, per allontanare da sé l’attenzione della magistratura. Non gli è bastato confessare il proprio ruolo nell’esecuzione di Claudio Salierno e Fulvio Montanino, avvenuto il 28 ottobre del 2004 e che diede inizio alla faida di Scampia, per mettere a riparo parte dei suoi beni. La confisca colpisce uno dei protagonisti della faida e che grazie a una strategia processuale di assumersi la responsabilità di una serie di delitti ha evitato l’ergastolo. Non è stato il solo Arcangelo Abete a ragionare in questi termini. Anche Cesare Pagano ha confessato un delitto e in appello gli è andata bene, rimediando trent’anni al posto dell’ergastolo.


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