Un lento avvicinamento. Un epilogo che sembra ormai ineluttabile. Lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche del Comune di Scafati è, ormai, alle porte. La commissione di accesso, coordinata dal viceprefetto Vincenzo Amendola, manca ormai da tempo dalle stanze di palazzo Meyer – circa un mese – sintomo che molto probabilmente, la proroga chiesta il 22 giugno scorso servirà a mettere a punto la relazione che verrà consegnata a breve al prefetto e al ministro dell’Interno. Gli undici avvisi di garanzia per scambio di voto politico-mafioso, corruzione, concussione e associazione per delinquere, coinvolgono amministratori e politici ai vertici del Comune di Scafati. Non spetta alla commissione d’accesso accertare le responsabilità dei coinvolti, a partire dal sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, passando per la segretaria generale dell’Ente, Immacolata Di Saia, il consigliere comunale Roberto Barchiesi, lo staffista del sindaco, Giovanni Cozzolino, per finire al componente del consiglio di amministrazione dell’Acse (Azienda comunale servizi esterni), Ciro Petrucci. I tre commissari, dopo aver acquisito, insieme alla Dia, documentazione relativa agli appalti pubblici, quella delle partecipate comunali, oltre alle nomine esterne, pare abbiano un quadro completo delle vicende dal 2008 a oggi. A chiarire alcune delle storie più spinose di questi sette anni, poi ci hanno pensato dirigenti comunali, politici, cittadini che in questi pochi mesi hanno sfilato per ore dinanzi ai componenti della commissione di accesso. Qualcuno si è barricato dietro la liceità delle proprie azioni, qualcun altro ha accusato. Altri ancora sono svenuti non reggendo allo stress da interrogatorio. Pagine e pagine, scritte in questi mesi, sono il nucleo della relazione che la commissione composta da Amendola, dall’ingegnere Giuseppe Rocco e dal maggiore dei carabinieri Carmine Apicella si appresta a firmare. Il destino dello scioglimento cammina di pari passo con quello dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Salerno e che vede indagate, ufficialmente, 11 persone quelli destinatari di una perquisizione con contestuale avviso di garanzia. Oltre ai componenti della pubblica amministrazione, l’indagine coinvolge anche i familiari del primo cittadino, il fratello Nello Maurizio Aliberti, ma anche la moglie del sindaco, Monica Paolino, consigliere regionale. Vissuta all’ombra del marito, nei primi anni di sindacato, la sua discesa in politica è stata fortemente voluta da Aliberti, il quale ha sfruttato tutto il suo charme di politico per consentirle l’elezione. Le elezioni della coppia Aliberti-Paolino avrebbero avuto supporter di “eccezioni” come gli esponenti del clan Loreto-Ridosso. Lo dice Alfonso Loreto, il pentito che coinvolge nelle sue dichiarazioni anche Anna Ridosso, sorella di Romolo, presunto capoclan e Andrea Ridosso. Uno dei trait d’union di un patto che gli inquirenti ritengono “scellerato”, è Raffaele Lupo, ex consigliere provinciale e comunale. Il solo dubbio che il clan Loreto-Ridosso possa aver messo le mani sulla gestione del Comune è un’onta grave che non può che portare allo scioglimento.(r.f.)