Ponticelli, il ruolo dei minorenni nel clan D’Amico: il figlio della donna boss a 14 anni era già un killer

Ha solo 16 anni, ma a 14 gia’ “sparava botte”. Tuttavia finisce in carcere per la prima volta A.E., che ha genitori illustri nelle gerarchie della camorra: sua madre era un a donna boss uccisa a ottobre 2015, “Sono una femmina – diceva – ma dentro mi sento un uomo”. Il ragazzo e’ uno degli otto destinatari della misura cautelare emessa dal gip di Napoli nell’ambito di una indagine sui baby affiliati al clan D’Amico, i “fraulella” del rione Conocal di Ponticelli. Il ragazzo e’ pienamente coinvolto nella gestione degli affari di famiglia, aiuta la madre sia a curare la piazza di spaccio di cocaina creata nella loro abitazione in via Flauto Magico, sia nelle estorsioni, e non si tira indietro neppure quando, giovanissimo, si tratta di partecipare a un’azione militare. Cosi’ gli inquirenti ascoltano da un uomo del ‘gruppo di fuoco’ dei D’Amico, Raffaele Stefanelli, il 13 aprile di due anni fa, quando appunto A. era 14enne, raccontare alla madre di lui come hanno agito contro “‘a banana'”, il “figlio di Luciano”: “una botta quello prese… Due botte sparai… Una botta io, una Luluz (soprannome del ragazzo)”. Lui non e’ l’unico dei destinatari di misura cautelare direttamente legato alle faccende della donna boss. C’e’ anche una ragazza, ora 17enne, J.P., coinvolta direttamente e con un ruolo di primo piano nello spaccio della droga in via Flauto Magico. E il ‘piccolo’ A. dialoga da pari grado con altri affiliati del gruppo, e gli investigatori lo ascoltano mentre nella Fiat Panda di un affiliato, insieme a un altro degli arrestati, V.C. ora pero’ 19enne, parla della necessita’ di un’azione armata con un affiliato del clan rivale De Micco, ed anche di come riconoscere, dopo gli arresti di esponenti apicali della cosca, la supremazia di Carla Sanico all’interno del gruppo: “chi li mantiene i carcerati oh?”. Nel frattempo, ai carabinieri si e’ presentato anche l’ultimo dei destinatari del provvedimento restrittivo, che questa mattina si era reso irreperibile.Il sedicenne figlio della donna boss segue con attenzione le attivita’ nelle piazze di spaccio gestite direttamente dalla famiglia, sia quella di via Flauto Magico, che quella di via Chiar di Luna, sempre nel quartiere di Ponticelli; in sella al suo scooter accompagna i pusher e preleva per darla a loro la droga ai nascondigli abituali. Lo mostrano le telecamere piazzate dai carabinieri, che documentano un flusso di clienti molto fitto (a volte passa appena un minuto tra una ‘transazione’ e l’altra), ma anche lo raccontano diversi pentiti e lo provano le intercettazioni telefoniche ambientali in abitazioni e auto, rilevate fino a pochi mesi fa. Emergono cosi’ anche particolari intorno all’agguato Gaetano Caputo, all’aggressione a Peppe ‘a quaglia’, oltre che ad un agguato nel Napoletano a luglio dell’anno scorso. Casi in cui sono coinvolti il 16enne, due 17enni, tre 19enni e un 21enne destinatari di questa misura cautelare. E c’e’ anche chi come V. C., uno dei 19enni, all’epoca ancora minorenne, durante un’irruzione delle forze dell’ordine nella piazza di spaccio di via Chiar di Luna, si nasconde, e parla piu’ volte al telefono col padre che gli dice di stare nascosto fino a quando non vera’ la madre a riprenderlo. Poi c’e’ il caso di A. D. C., anche lui ora 17 anni, chiamato dagli altri affiliati al clan ‘bombolone’ che viene redarguito perche’ non si presenta puntuale ai turni di spaccio e perche’, durante un altro blitz delle forze dell’ordine, anziche’ lasciare le dosi nel nascondiglio abituale del clan le lascia in strada, rischiando che fossero sequestrate: “Lo scemo – ascoltano gli investigatori – non ha nascosto 50 pezzi dentro l’ascensore”.


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