Una pistola nascosta in una intercapedine e ritrovata dai carabinieri al momento del suo arresto: Romolo Ridosso, ritenuto uno dei capi del clan Loreto-Ridosso, è detenuto anche per aver occultato una pistola clandestina nella sua abitazione di Scafati. Il gip Scermino del tribunale di Nocera convalidò il fermo in carcere tre giorni dopo l’arresto avvenuto il 10 giugno scorso. Un particolare che – tra i familiari dello stesso Ridosso – ha creato non poca preoccupazione, in merito al fatto che l’uomo potesse aver ceduto rispetto a un’eventuale collaborazione con le forze dell’ordine. Ridosso fu trovato dai carabinieri nei pressi del casello autostradale di Castellammare, sua città di origine. Poche ore passate in caserma per la notifica dell’ordine di esecuzione emesso dal Riesame per omicidio e tentato omicidio, dopo il rigetto del ricorso da parte della Cassazione, e poi il ritrovamento di quell’arma. Una calibro 7,65 pronta all’uso nella sua abitazione di Scafati. L’Arma era ben nascosta. Un particolare che ha messo in allarme i familiari e in particolare i figli non detenuti. Poi, lunedì la decisione di rendere spontanee dichiarazioni e le voci ricorrenti di un possibile pentimento dell’uomo che – nonostante i gravissimi reati che gli vengono addebitati – fino ad ora ha passato solo pochi mesi in carcere per una vicenda di stalking ai danni della sua ex compagna, un’avvocatessa poi diventata testimone di giustizia: Antonella Mosca. Spariti dalla circolazione i familiari, i figli in particolare che temono ripercussioni giudiziarie anche nei loro confronti, si attende che Ridosso definisca la sua situazione anche alla luce delle dichiarazioni già fornite da Alfonso Loreto, in primis, e da Pasquale Loreto prima. Romolo Ridosso è stata definito da Alfonsino Loreto uno dei capi del clan, in particolar modo nella fase degli omicidi, all’inizio degli anni 2000, quando, morto il fratello Salvatore, ne vendicò la morte prima cercando di uccidere Generoso Di Lauro e poi organizzando l’omicidio di Luigi Muollo, coinvolgendo in questa vendetta i figli e il nipote. Ma un’altra morte pesa sulla famiglia Ridosso, quella di Andrea Carotenuto, un’uccisione avvenuta poco dopo il delitto di Salvatore piscitiello. Ridosso, poi, deve difendersi dall’accusa di aver fatto parte di un’organizzazione che ha intascato proventi di usura, droga e tangenti.(r.f.)